La fantasia italica è proverbiale e sembra davvero che nella gestione del “bonus premiale”, le scuole ce la stiano mettendo tutta per confermare il detto.
Le notizie che ci arrivano dalle scuole e le delibere disponibili in rete stanno confermando che sulle modalità di attribuzione del bonus premiale c’è parecchia confusione.
C’è chi ha deciso di “penalizzare” i docenti che fanno assenze, che non vanno molto d’accordo con il dirigente o che “stuzzicano” un po’ troppo l’Ente locale sul tema della manutenzione degli edifici scolastici.
In molti casi, poi, le decisioni del comitato di valutazione sono arrivate solo negli ultimi giorni (in diverse scuole – anzi – la delibera definitiva non è ancora stata adottata) confermando in tal modo una prassi quanto meno curiosa: le regole sono state stabilite non all’inizio, come dovrebbe avvenire in ogni “gioco” serio ma alla fine della partita.
In qualche caso non mancano effetti quasi comici (ma forse potrebbero essere perfino illegittimi).
Ci sono scuole, per esempio, dove sono state ideate tabelle per calcolare il punteggio spettante a ciascuno insegnante; con un particolare: il calcolo verrà fatto sulla base di quanto autodichiarato dall’insegnante stesso (una vera e propria “autocertificazione del merito”). Alla fine, ogni docente avrà il suo bel punteggio. E come si farà a sapere a chi dovrà andare il merito? Semplicissimo: si procede con una specie di pre-indagine per capire quale potrebbe essere il punteggio minimo accettabile. Peccato che questo punteggio minimo venga deciso dal comitato stesso a posteriori, e cioè dopo aver raccolto ed esaminato le “autocertificazioni”.
L’autonomia delle istituzioni scolastiche è certamente sacrosanta, ma forse non si dovrebbe dimenticare il rispetto di qualche regola di carattere generale.
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