Categorie: Politica scolastica

Bonus: premiamo i prof in base alla reputazione

La scuola italiana è forse l’unica in Europa dove il merito non viene riconosciuto affatto, mentre le indagini internazionali confermano che la ragione del variare dei risultati degli apprendimenti degli studenti non può che stare nella diversa qualità professionale degli insegnanti (e dei presidi), per questo, scrive Il Sole 24 Ore, bisogna riconoscere e remunerare meglio gli insegnanti meritevoli e per tanti motivi:
a) perché è giusto ridare ai molti insegnanti meritevoli l’orgoglio di essere riconosciuti come tali;

b) perché è giusto offrire di più a chi dà di più;

c) perché è vitale per ogni scuola far emergere le personalità più apprezzate ai fini della attribuzione di compiti ulteriori sia di natura didattica (mentoring per gli insegnanti più giovani e meno esperti) che di organizzazione delle scuole.

E dopo gli apprezzamenti al governo per avere introdotto  il riconoscimento del merito individuale, secondo il giornale occorre però fare attenzione per evitare che una riforma di questa rilevanza sia vanificata da una attuazione maldestra, ma soprattutto si pone la domanda: con quali procedure e metodi individuare i meritevoli? Qui può dare soccorso, speiga Il Sole 24 Ore,  l’uso della reputazione, che è senz’altro una valida proxy per la qualità degli insegnanti. L’obiettività perfetta è un obiettivo irraggiungibile.

La  reputazione è infatti basata sull’aggregazione di giudizi inter-soggettivi espressi dai vari soggetti della comunità (pari, studenti, genitori). Nessun giudizio analitico sarà mai perfetto, anche se supportato da quintali di dati e di documenti tesi a fornire prove più oggettive. Il giudizio alla fine non potrà essere che “olistico”, cioè globale, relativo all’insieme delle qualità del singolo insegnante e soprattutto “contestuale”, cioè riferito all’apporto del docente alla sua scuola.

 

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Sarebbe impensabile costruire una graduatoria generale di oltre 700mila insegnanti distribuiti su 40mila sedi scolastiche. Queste considerazioni potrebbero essere portate all’attenzione dei dirigenti con una nota del ministero per incoraggiarli a non aver timore di utilizzare una sana discrezionalità dello svolgere il compito che la legge affida loro.

La reputazione, secondo Il Sole 24 Ore,  non è un arbitrio ma è il precipitato di un giudizio intersoggettivo della comunità professionale cui il docente appartiene. E non mancano al dirigente strumenti per rilevarla e stimarne la dimensione per poi fare le sue scelte ben ponderate.

Conclude Il Sole: di tutto ha bisogno la nostra disastrata scuola, tranne che di consegnare le chiavi della valutazione del personale al sindacato  chi da quarant’anni si è opposto alla valutazione, in nome dell’unicità della funzione docente e dell’opposizione ad ogni ipotesi di carriera.

Pasquale Almirante

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