Disabilità

Boom alunni disabili, sempre più docenti di sostegno: il Censis conferma

Continuano a giungere conferme sull’innalzamento del numero degli alunni disabili nelle nostre scuole pubbliche. A dirlo, stavolta, è stato il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato il 1° dicembre a Roma.

Alle superiori l’incremento maggiore

Ebbene, analizzando i dati ufficiali Miur degli ultimi 10 anni, dal 2007 al 2017, gli alunni disabili iscritti alle scuole dell’infanzia, alla primaria e alle medie sono aumentati del 26,8% (nel 2017-2018 sono 168.708, 3,3 ogni 100 alunni), ma il boom si è registrato alle superiori, dove l’incremento ha sfiorato il 60%, per l’esattezza il 59,4%, che corrispondono a 65.950, pari a 2,5 ogni 100 alunni).

La maggior concentrazione è al Sud (38,3% nel caso degli alunni più piccoli; 42,2% nel caso dei più grandi).

Aumentano anche i docenti specializzati

Di pari passo, sono cresciuti pure i docenti di sostegno: lo scorso anno scolastico, infatti, hanno raggiunto quota 138.849, ovvero uno ogni 1,7 alunni con disabilità.

Nel 2007/08 il rapporto era di un docente di sostegno ogni due alunni con disabilità, segnando un incremento rispetto all’anno precedente pari all’11,5% e del +57% rispetto a dieci anni prima.

Il Rapporto conferma, inoltre, anche la presenza sempre maggiore di egli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa): 2014/15 nel ciclo dell’istruzione secondaria di secondo grado erano quasi 68.000 studenti. In questo caso il dato di crescita è impressionante: è pari, infatti, al 180,9% rispetto al 2011/12, quando si registravano 2,5 alunni ogni 100.

L’aumento pure all’Università

L’incremento ha riguardato pure l’ambiente formativo terziario. Analizzando i dati numerici in merito di 40 atenei, il Censis ha rilevato che in tre anni sono aumentati del 13,3% anche i disabili iscritti all’università: 14.649 individui nel 2014-15, 10,2 studenti ogni mille.

La maggior parte frequenta corsi di studio dell’area umanistica e della formazione (33,1%), seguita dall’area scientifica (29,3%) e da quella economico-giuridica (27,7%). Solo il 9,9% corsi dell’area medica.

Alessandro Giuliani

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