Scuola e Università col botto. Sia all’una che all’altra istituzione esiste in Italia un record, per la scuola, sia di promozioni alle classi successive che di massimi voti all’esame di maturità di 100/100 e lode; mentre, per l’Università, abbiamo nelle regioni centrali e meridionali un elevatissimo numero di laureati con 110/110 e lode.
Tutto questo “pozzo di scienza” corrisponde esattamente alla realtà, cioè tradotto in parole povere, tutti questi voti massimi, sono tutti studenti veramente bravi e preparati ad affrontare anche le situazioni difficili e complesse nel mondo del lavoro, oppure sono il frutto della magnanimità e generosità dei docenti?
Per quanto attiene la scuola è da tempo ormai che la percentuale degli alunni promossi alle classi successive e agli esami di maturità sfiora il cento per cento e sono incrementati gli alunni che hanno superato l’Esame di Stato con il massimo dei voti e la lode e questo è un dato molto significativo perché è particolarmente concentrato nelle regioni meridionali.
Ovviamente si tratta percentuali ricavate dall’analisi dei dati statistici che mettono in luce queste discrepanze oggettive di valutazione tra le scuole del Nord e quelle del Sud Italia.
Per quanto attiene l’Università, invece, i corsi di laurea in cui si concentrano il maggior numero di laureati con il massimo dei voti e la lode sono quelli dell’area umanistico-giuridica; al contrario un numero inferiore di laureati con lode si riscontrano nelle discipline scientifiche. È necessario fare una considerazione dal momento che molti giovani laureati con la lode, con in mano il titolo di studio in discipline umanistico giuridiche, hanno creato non poche difficoltà di valutazione delle commissioni giudicatrici dei pubblici concorsi. Infatti sono stati riscontrati negli elaborati scritti dei partecipanti ai concorsi pubblici che molti candidati avevano commesso grossolani errori grammaticali, sintattici, di concordanza verbale e, addirittura di ortografia.
E questi madornali svarioni si sono evidenziati soprattutto nelle prove concorsuali per l’accesso all’insegnamento e nei concorsi per l’accesso alle carriere giudiziarie, cioè i concorsi in magistratura. Gli esaminatori hanno, infatti, riscontato un numero considerevole di errori nelle strutture della lingua italiana e questo fa ben pensare, in un momento storico, in cui il prestigio e l’attenzione verso la nostra lingua, non è certamente dei migliori.
Tuttavia dobbiamo dire che uno studente può anche diplomarsi e laurearsi col massimo dei voti e la lode, ma questo valore deve essere praticamente dimostrato nel mondo del lavoro, un mondo complesso in cui si richiedono competenze altamente qualificate. Se così non fosse il voto massimo conseguito diventerebbe un risultato sterile.
Ciò va detto soprattutto per il fatto che la classe politica italiana sta pensando di abolire il valore legale del titolo di studio: un’operazione, questa, che produrrebbe un ulteriore livellamento dell’istruzione e una caduta di stile verso il basso, quando, invece, la scuola e l’università dovrebbero lavorare per elevare l’asticella verso l’alto.
In passato si usava dire per definire l’asprezza dei tempi mala tempora cucurrunt o currunt: oggi, invece, si dice mala tempora sunt.
Mario Bocola
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