Si è soffermato sul ricorso crescente nella scuola, in particolare sul boom di genitori “sindacalisti” dei figli bocciati o con voti bassi, il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, il 30 gennaio, all’inaugurazione dell’anno giudiziario amministrativo: come già riportato da questa testata giornalistica, il togato ha puntato sì il dito sulle note vertenze legate al «disagio sociale» e alle «incertezze sul lavoro».
Pajno, però, ha anche parlato delle “difficoltà di accettare la decisione dell’autorità” che “trova ulteriore espressione nei ricorsi con cui talvolta i genitori contestano la bocciatura dei propri figli a scuola”.
Solo che i giudici, almeno a sentire il presidente del Consiglio di Stato, non sembrano dare ragione ai genitori. Come dire: fare i “sindacalisti” dei propri figli non solo non è educativo, ma nemmeno porta risultati.
Scorrendo gli esiti degli ultimi mesi, si scopre ad esempio che il Tar della Sicilia ha respinto il ricorso dei genitori di una ragazza iscritta alle medie, contestando la bocciatura. La sentenza, però, non lascia dubbi: “il giudizio di non ammissione dell’alunna alla classe successiva risulta ampiamente e adeguatamente motivato in ragione del numero delle assenze” e anche “a prescindere dalle assenze, i voti conseguiti durante l’anno (e non contestati) non consentirebbero il superamento dello scrutinio finale”.
Non è andata meglio alla madre di uno studente dell’ultimo anno delle medie, a Termoli, in provincia di Campobasso.
Stesso copione a Firenze, dove una studentessa di un istituto magistrale con “gravi insufficienze in fisica, inglese e matematica/informatica” e “lacune nella preparazione di base di alcune discipline” hq visto respinto il suo vedersi ammessa, facendo leva su una “disparità di trattamento”. Della serie: mai confrontare i propri voti con quelli degli altri.
Ma la notizia del giorno è quella dei genitori di un alunno di terza media di Canicattì, in provincia di Agrigento: hanno presentato ricorso al Tar di Palermo perché all’esame di terza media il figlio ha ottenuto la licenza con la votazione di “ottimo”, pari 9.
I genitori, invece, sostenevano che il ragazzino dovesse essere promosso con “eccellente”, cioè 10. Risultato: per i Tar sicialiano il voto finale di 9/10 è “coerente con quelli di ammissione e con quelli conseguiti nelle prove d’esame, tanto più che il voto di 10/10 presuppone il raggiungimento dell’eccellenza in tutte le prove – proseguono i giudici nella sentenza –Sotto questo profilo, valga, in particolare, il riferimento fatto nei giudizi sulle lingue straniere (inglese e francese) alla circostanza che l’elaborato era ‘per lo più e non ‘totalmente’ corretto”.
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