Ultimamente le vicende giudiziarie, sulla liceità delle norme introdotte, oltre che a seguito dei ricorsi dei precari, sono diventati un impegno quotidiano del Miur.
Solo nel 2016, il dicastero dell’Istruzione è stato ad esempio chiamato a fronteggiare diversi attacchi sulla costituzionalità delle norme derivanti, in particolare, dalla Legge 107/2015.
Più di qualche problema, tanto per fare un altro esempio, potrebbe creare la stipula del prossimo contratto sulla mobilità, per il quale è stata sottoscritta l’intesa politica di massima a fine dicembre, proprio per la compatibilità con alcuni commi della “Buona Scuola”, in particolare il 73 sugli ambiti territoriali dove sarebbe dovuto confluire tutto il personale docente coinvolto nei trasferimenti.
Ma ha anche dovuto far fronte ad una nuova ondata di impugnazioni, di origine costituzionale oppure europea o internazionale.
Basta dire che nell’anno che si è appena concluso, al palazzo bianco di Viale Trastevere sono stati notificati quasi 600 ricorsi, in prevalenza prodotti da personale precario, che corrispondono ad una media di quasi 50 al mese. Escludendo i giorni festivi, ogni giorno al Miur arrivano almeno due nuovi contenziosi da discutere in tribunale. Dove, a fine esame, lo stesso ministero dell’Istruzione non di rado si è trovato a soccombere. La stessa decisione del Governo Renzi di assumere in una sola annualità, il 2015, ben 150mila precari, poi ridotti a 100mila, deriva proprio dalla necessità di non perdere dinanzi ai rilievi mossi dalla Corte di Giustizia Europea per la nota vicenda sull’abuso di precariato.
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Proprio per difendersi al meglio dalle vicende giudiziarie, ma anche per studiare l’applicabilità delle norme da introdurre e la fattibilità dei nuovi regolamenti ministeriali, oltre che per lo snellimento e la semplificazione normativa, al Miur è stato nominato capo dell’ufficio legislativo un avvocato della PA di alto livello e con un curriculum che sembra “tarato” proprio per fronteggiare i tanti in contenziosi in atto o che potrebbero arrivare: è Paolo Grasso, già referendario della Corte dei conti e Procuratore dello Stato, avvocato dello Stato presso l’Avvocatura generale dello Stato di Roma dal 2012, dopo aver esercitato presso l’Avvocatura distrettuale di Messina dal 1998 al 2012.
Grasso, scrivono dal dicastero di Viale Trastevere, proviene dalla sezione VII dell’Avvocatura generale dello Stato, cui è affidato il patrocinio del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, di Anas, Enac, Autorità Portuali, Agenzia Spaziale Italiana.
Il nuovo capo dell’ufficio legislativo del Miur si occupa, inoltre, della difesa della Presidenza del Consiglio dei Ministri presso la Corte Costituzionale e dello Stato presso il Tribunale Europeo e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha inviato al nuovo capo dell’Ufficio legislativo “i migliori auguri di buon lavoro”: con l’avvocato Grasso, è una certezza, lavorerà a stretto contatto.