Nel 2021 ci sarebbe stata un’impennata di stage, più 227% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A lanciare l’allarme, il sindacato NIdiL Cgil (Nuove identità di lavoro, che tutela i lavoratori atipici) attraverso la newsletter Collettiva.
Spiega Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice dei tirocini extracurriculari per il Nidil: “Le persone pensano di firmare un contratto di lavoro. Dopo sei mesi o un anno, quando finiscono, l’amara sorpresa: non hanno diritto a niente, disoccupazione, contributi, nulla di nulla. Perché quello che avevano sottoscritto era un progetto formativo. È a quel punto che si rivolgono a noi e scoprono che il loro era uno stage”.
In altre parole sarebbero molto diffusi gli stage spacciati per lavoro, che dietro l’alibi della formazione finalizzata all’inserimento e al reinserimento di persone svantaggiate, disoccupati e inoccupati, alla fine si risolvono in semplice sfruttamento e precariato.
Un tema che è divenuto particolarmente caldo anche nel mondo della scuola, naturalmente, a seguito dei drammatici eventi di cronaca che hanno riguardato la morte di due giovanissimi studenti durante uno stage, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, i cui incidenti hanno scatenato le proteste e l’insofferenza della popolazione scolastica.
Un fenomeno che si sarebbe accentuato durante la pandemia, ma per una fascia anagrafica precisa: gli over 55. Mentre nel mondo della scuola il Pcto si sarebbe risolto in formule di apprendimento prevalentemente online, sulla scia della didattica a distanza, nel mondo del lavoro vero e proprio gli stage in azienda hanno assunto un peso sempre maggiore: “Basta guardare l’età media dei tirocinanti – continua Maria Giorgia Vulcano -, che secondo gli ultimi dati si è decisamente alzata: più 30% di attivazioni per gli over 55, meno 34% per i giovani nella fascia 15-29 anni”.
“Un percorso di formazione lo si immagina adatto a chi non ha mai avuto esperienze lavorative, a un giovane alle prime armi, non a un disoccupato di lungo corso, che dovrebbe essere reimmesso nel mercato con un contratto vero e non con un tirocinio,” osserva la sindacalista.
Di quali mansioni diffidare? Sempre la newsletter Collettiva del sindacato mette in guardia: Nei bar a fare caffè, nei piccoli negozi e nelle grandi catene a vendere e riordinare prodotti, nei pub a servire birra e hamburger, nei magazzini, nella logistica, insomma in tutte quelle situazioni in cui la mansione è troppo elementare e non richiede sei mesi o un anno di tempo per imparare a svolgerla, il rapporto di stage nasconde un contratto di lavoro. E quindi viene usato in modo abusivo.
Una preoccupazione che in questi giorni segnalano anche gli studenti: spesso anche gli stage legati alla scuola, infatti, nascondono semplice sfruttamento, nell’ambito di situazioni dalle quali c’è ben poco da imparare. Ecco perché l’attenzione da parte dei tutor scolastici dovrà essere sempre più ferrea, avverte anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e spiega: le esperienze in azienda “si legano con il capitolo fondamentale dell’orientamento e in ogni scuola ci deve essere un responsabile preparato su questo che a sua volta sia in grado di valutare le singole esperienze e di riportarle all’interno di un coerente quadro didattico della scuola”.
Ma prima di tutto, la sicurezza, dentro e fuori la scuola.
Intanto come si muove il Parlamento europeo sul tema dei tirocini? In una direzione contestata dai più giovani. Nella plenaria di giovedì 17 febbraio, infatti, sebbene sia stata votata la risoluzione dal titolo Rafforzare il ruolo dei giovani europei: occupazione e ripresa sociale dopo la pandemia (approvata con 580 voti favorevoli, 57 contrari e 55 astensioni), tuttavia nell’ambito di questa risoluzione i deputati hanno bocciato due emendamenti chiave, presentati dal gruppo socialista e dai Verdi, in cui si chiedeva di “vietare in modo effettivo e applicabile i tirocini e gli apprendistati non remunerati”. A questi emendamenti il Parlamento europeo ha detto no. E dunque i tirocini in Europa per il momento continueranno a essere remunerati poco o nulla.
Nessun divieto di stage non pagato, quindi. Una sconfitta per gli under 29 di tutta Europa che avevano sostenuto la causa. Anche la loro voce, come quella dei molti studenti di scuola italiani, resta inascoltata.
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