Colloquio con Marina Boscaino, insegnante di scuola superiore, giornalista e blogger, oltre che membro dell’ufficio di presidenza della Assemblea Nazionale contro la Legge di riforma.
A settembre si riprende, con un appuntamento importante. Il giorno 6 ci sarà una assemblea nazionale per decidere come procedere sulla questione referendaria. Ma che senso ha lavorare per un referendum che ci sarà, se tutto va bene, fra un paio di anni?
La questione del referendum non è che una delle possibilità che abbiamo. Ha senso perché è una prospettiva: di elaborazione, nella misura in cui occorrerà pensare a quesiti referendari che riescano davvero a depotenziare quell’articolato, farragionoso e pericoloso dispositivo che è la Buona Scuola. Di rafforzamento di un movimento che sulla scuola ha prodotto uno sforzo incredibile e costante. Di coinvolgimento di tutto il mondo della scuola, che ha diritto di avere voce in capitolo in una questione così delicata. Comprendo la perplessità in merito alla scarsa tempestività. Ma è necessario che tutti sappiano che la prevalenza dei NO a quorum raggiunto preclude la possibilità di ripresentazione del referendum per 5 anni. E che tempi non congrui per una raccolta di firme ed un conseguente fallimento avrebbero un impatto molto negativo sul mondo della scuola e nella percezione e sensibilizzazione dei cittadini rispetto alla nostra causa. Occorrono riflessione, condivisione, rinuncia al protagonismo e alla primogenitura.
Nel frattempo, cosa succederà nelle scuole?
Per cominciare l’11 settembre ci sarà l’assemblea nazionale delle RSU. Ogni singola istituzione scolastica deve sentirsi impegnata a dare respiro e concretezza a quanto rivendicato in piazza in primavera ed estate. Ci sono in campo varie proposte da parte dei sindacati, come l’elaborazione di mozioni dei collegi per bloccare le attività aggiuntive o il depotenziamento del comitato di valutazione. Noi del Comitato per il Sostegno alla Lipscuola abbiamo convocato a Bologna due giorni di assemblea nazionale; il 5 settembre si discuterà del futuro della Lip, rilanciando la attualizzazione del testo attraverso il metodo-Lip (condivisione dal basso di ogni passaggio e di ogni decisione) e tracciando un percorso che potrebbe portare ad una nuova raccolta di firme per riproporre il nuovo testo come legge di iniziativa popolare. Il 6 – sulla scorta di quanto accaduto e deliberato nella bellissima assemblea del 12 luglio, che ha visto la partecipazione straordinaria di molte anime del movimento e l’impegno ad una battaglia comune, concretizzata nel documento condiviso che è uscito in quell’occasione – si discuterà del referendum.
Ma davvero voi del “movimento” anti riforma non trovate nulla di accettabile nella legge? non vi piacciono neppure le decine di migliaia di assunzioni?
Sarebbe molto facile farci passare per irresponsabili che dicono ideologicamente no e – persino, pur di affermare la propria posizione – rifiutano le assunzioni. Non è così, e non capisco per quale motivo da febbraio ad oggi ci si sia dovuti scagionare in questo senso. Noi abbiamo sempre sostenuto le assunzioni, che peraltro sono un atto dovuto, essendo state previste prima dalla Finanziaria del 2006, poi dalla sentenza di Strasburgo dello scorso novembre. Siamo però indignati del ricatto che – grazie alla complicità dei “media di regime” – il governo è riuscito a far passare: assumo (in misura limitata – si badi bene – rispetto a quanto inizialmente promesso) ma il resto del pacchetto è incluso. E il “resto del pacchetto” (demansionamento di alcuni docenti, preside manager, diminuzione se non azzeramento delle prerogative degli OOCC, sgravi fiscali e School Bonus a vantaggio delle paritarie, invasione ed ingerenza dei privati nella scuola pubblica, deleghe in bianco; in altre parole: fine della libertà di insegnamento e dell’unitarietà del sistema scolastico nazionale, garanzia di pari opportunità per tutti i cittadini; fine della democrazia parlamentare) sono per noi davvero irricevibili.
Per voi dei Comitati a sostegno della LIP l’anno che si è appena concluso è stato particolarmente faticoso. Ma forse ci sono stati anche momenti significativi e in qualche modo “entusiasmanti”. E’ così?
Una gran fatica: andare a scuola tutti i giorni e poi sensibilizzare – spesso viaggiando su e giù per l’Italia – coloro che ci chiamavano; studiare il testo della Buona Scuola nelle sue innumerevoli versioni; informare, per rendere tutti più consapevoli; partecipare alle mobilitazioni; organizzare convegni ed iniziative; elaborare, pensiero critico e divergente; comunicare continuamente con i comitati che intanto crescevano: in un anno 36 su tutto il territorio nazionale. Un anno vissuto “pericolosamente”, ma che ci ha fatto conoscere meglio la parte migliore del Paese – persone oneste, leali, che disinteressatamente hanno a cuore il dettato costituzionale- e stringere tra noi un sodalizio ancora più saldo e significativo. In alcuni casi amicizie tenaci, destinate a durare.
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