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Botte al prof, la scuola si interroga

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Una intera pagina del Giornale di Vicenza del 23 marzo è dedicata a quanto accaduto al campo di atletica di Vicenza durante la gara tra la scuola media Scamozzi e la Foscolo, entrambe vicentine.

Durante la competizione sportiva, sulle tribune si scatenavano le opposte tifoserie dei compagni. All’improvviso scoppia una lite. Un insegnante di sorveglianza interviene per sedare gli animi esagitati, ma si trova in difficoltà. I fatti sono ancora in fase di accertamento. Sembra che un ragazzino gli abbia lanciato una bottiglietta e dei sassi, e che nella zuffa il docente abbia inavvertitamente colpito con una gomitata alla schiena una studentessa dell’altro gruppo.
Alcuni studenti, tra i quali la ragazzina colpita, avrebbero subito dato l´allarme ai genitori, la cui spedizione punitiva è scattata al ritorno alla scuola Foscolo. Il docente è stato aggredito con insulti, minacce e pugni al volto, con una violenza tale da spaccargli un labbro e da costringerlo a medicarsi.
Dopo le botte, le polemiche. Da parte della scuola sconcerto e condanna unanime della violenza. La stessa dirigente Luisa Basso è rimasta sbigottita per la reazione assurda di quei genitori. Adesso dovrà gestire una situazione difficile, da un lato dovendo tutelare il docente aggredito, dall’altro cercando di ricomporre la frattura e ricreare un clima di fiducia. Altri genitori hanno dichiarato di voler capire, approfondire, e fare in modo che alla fine il traumatico episodio possa diventare occasione di crescita per tutti.
Tuttavia, scene di violenza e sopraffazione a scuola stanno diventando sempre più frequenti. Di genitori contro professori. Di studenti contro insegnanti. Di studenti fra di loro. E da ultimo anche di docenti contro alunni. L’emergenza educativa della nostra società è diventata una debacle inarrestabile. Prima ha mollato la famiglia, con i figli che crescono selvaggi, viziati, perennemente connessi alla rete, fragili, insicuri, senza riferimenti valoriali. Poi ha mollato la seconda grande agenzia educativa che era la parrocchia. Anche gli ex oratori, ci dicono le cronache, spesso diventano luoghi soggetti a bullismo e vandalismo, si bestemmia dove una volta si pregava. Infine ha mollato la scuola. Troppo spesso non si riesce a seguire coerentemente una linea educativa chiara e condivisa. Molti docenti, per apparente quieto vivere o per rassegnazione, tollerano anche l’intollerabile. Consigli di classe e collegi docenti sono poco attenti o discordi. Molti dirigenti, per non avere “grane”, scelgono la linea morbida, ovvero quel buonismo relativistico e giustificatorio che tanto ha contribuito alla perdita di certezze e di valori, i cardini di una buona educazione.
In una situazione in cui sembra smarrita la bussola, c’è una sola alternativa: o gestire casi sempre più frequenti  in cui qualcuno “dà di matto” o rimettere l’educazione al primo posto. Serve però un grande sforzo comune, da parte di ogni singola istituzione scolastica, ma anche a livello di indirizzo di governo.