Se i genitori sono poco istruiti aumenta la possibilità di abbandono precoce degli studi: lo ha detto l’Istat giusto in queste ore. Dalle scuole giungono storie che confermano in pieno questa tendenza. Come quella dei genitori di una studentessa del palermitano che hanno fanno di tutto per evitare che la figlia 18enne frequentasse la scuola. Perché secondo loro prima di tutto, anche se si è giovani, viene sempre il lavoro.
Il giorno di inizio degli esami di maturità gli stessi genitori hanno toccato l’apice dell’ostracismo: sono arrivati a presentarsi a scuola per impedire lo svolgimento della prova della figlia. Invece, la figlia quegli esami voleva svolgerli a tutti i costi, tanto da allontanarsi volontariamente dalla propria abitazione.
L’arrivo a scuola, però, è stato l’ultimo atto dei soprusi genitoriali: nei loro confronti è infatti scattata una denuncia.
Per il reato di maltrattamenti in famiglia commesso ai danni della figlia, il gip di Termini Imerese ha deciso che i due coniugi, di origine nordafricana, non potranno più avvicinarsi alla ragazza: è infatti scattato il codice rosso che ha portato al provvedimento cautelare.
Dopo le dovute indagini, scrive l’Ansa, i carabinieri della compagnia di Lercara Friddi hanno quindi eseguito l’ordinanza cautelare di divieto di avvicinamento alla giovane, con tanto di applicazione del braccialetto elettronico.
Il divieto di avvicinamento per i genitori è scaturito dalle indagini coordinate dalla procura che hanno permesso di accertare le violenze sia fisiche che psicologiche subite dalla ragazza nel corso degli anni.
Decisiva, per la decisione del giudice, è stata la testimonianza della giovane, che ha manifestato la volontà di non seguire le imposizioni dei suoi che avrebbero voluto che interrompesse gli studi.
Si ricorda che lo scorso ottobre il Governo ha deciso, con il pacchetto sicurezza, si inasprire pesantemente la sanzione massimale per le famiglie che si oppongono alla frequenza scolastica dei figli: da una multa da 30 euro si è arrivati a poter infliggere nei confronti dei genitori “fino a due anni di carcere”.
La decisione, presa prima dal Governo e poi approvata in Parlamento, vale però solo per le famiglie di studenti fino a 16 anni, quindi sino al termine dell’obbligo formativo. Quanto accaduto nel palermitano, invece, rappresenta un reato vero e proprio che nega il diritto di una ragazza a frequentare la scuola come sua libera scelta.
Interpellata sul caso, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ha dichiarato all’Ansa che “queste situazioni drammatiche purtroppo esistono e anche la scuola deve fare la sua parte cercando di attivare quei meccanismi inclusivi che consentano di far sì che i docenti si accorgano in tempo di disagi e situazioni complicate, in modo da poter intervenire con tempestività”.
“Per questo è importante che la scuola sia calata nelle realtà territoriali e sociali stringendo sempre più il rapporto con le famiglie. Come ministero stiamo investendo molto per contrastare la dispersione scolastica e potenziare l’orientamento per gli studenti, anche nell’ottica di una maggiore partecipazione delle famiglie al percorso scolastico”, ha concluso la sottosegretaria.
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