L’indagine, relativa all’anno scolastico 1998-99, offre una buona fotografia della preparazione dei ragazzi della scuola media italiana in quanto è stata condotta su tre diverse fasce di scolarità: la terza media, il secondo ed il quinto anno delle superiori.
Il campione esaminato appartiene alle quattro aree geografiche convenzionali: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud ed Isole.
Oggetto dell’indagine sono state soprattutto le competenze raggiunte in lingua italiana e in matematica.
Complessivamente emerge che gli studenti sono in genere più preparati in lingua italiana che in matematica; le studentesse raggiungono mediamente risultati migliori dei maschi, mentre i punteggi nei tests mettono in luce differenze significative fra le diverse aree del territorio nazionale (i risultati migliori sono stati registrati nelle regioni del nord e del centro mentre quelli peggiori si concentrano soprattutto al sud e nelle isole).
Ma i dati sono stati subito contestati da Carlo Callieri, vicepresidente della Confindustria, il quale non condivide l’idea che in Italia ci sia una scuola a due velocità.
Infatti, intervenendo a Torino alla sesta edizione della giornata nazionale "Orientagiovani", Callieri ha osservato: ”Al Sud ci sono situazioni molto variegate, perchè c’è in media una efficacia educativa più bassa che si misura poi sugli apprendimenti. Ma esistono, a livello di istituzioni scolastiche universitarie, situazioni di vera e propria eccellenza, come Catania e Bari".
Callieri ha anche speso una parola per difendere la prospettiva umanistica, tipica di molte università meridionali: "Tali orientamenti non per nulla incoerenti con le esigenze e con le prospettive della società moderna. Elevate capacità di astrazione e di correlazione spazio-temporali, tipiche di alcuni studi umanistici sono per esempio molto importanti nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”.
Per parte sua, commentando i dati del Cede, il Ministro Berlinguer ha annunciato che con l’entrata a regime dei nuovi cicli scolastici, il controllo della qualità della formazione scolastica avrà cadenza biennale e sarà appunto affidata al nascente Istituto nazionale per la valutazione del sistema scolastico (è questa infatti la denominazione che presto assumerà il Cede stesso)