Tutto ebbe inizio nel ’68, quando tutti gli studenti del mondo scesero in piazza, con striscioni e bandiere, per chiedere una riforma democratica dell’università e della scuola. All’epoca era inimmaginabile contestare il prof e ancora di più portare il quotidiano in classe e leggerlo. E proprio in quegli anni, a seguito di leggi ancora ferme alla riforma Gentile, nonostante degli interventi spuri dovuti al Secondo conflitto mondiale, gli esami di Stato furono in qualche modo rivoluzionati, anche per consentire a tutti i livelli di istruzione di avere accesso all’università. Infatti solo i diplomati al Liceo classico ne avevano l’ingresso libero, gli altri erano costretti a seguire l’indirizzo in base all’istituto di provenienza.
In ogni caso l’esame di stato subisce un cambiamento radicale, si passa da tutte le materie, esaminate da commissari tutti esterni e con un solo membro interno, e con possibilità di riparare a settembre, alla cosiddetta “legge Sullo” che appunto, sull’onda della contestazione sessantottina, non solo cambia nome agli esami, che saranno di “Maturità”, ma introduce solo due prove scritte e due materie per il colloquio, di cui una a scelta del candidato. In pratica accadeva che quella scelta dalla commissione veniva concordata col prof interno, cosicché tutto l’orale consisteva in due sole discipline scelte dal candidato. Il punteggio fu portato in sessantesimi ma soprattutto venne liberalizzato l’accesso a tutte le facoltà. La formula democratica aveva vinto? Forse.
Fu comunque una vittoria per il Movimento studentesco, al quale però venne pure notificato che quella riforma doveva avere significato sperimentale: in pratica entro due anni si sarebbe cambiato ancora.
Non fu così, e infatti bisognerà aspettare il 1997 quando il neo ministro Luigi Berlinguer, nel primo governo Prodi, inscena la sua riforma alla quale toglie la dicitura “Maturità” per chiamarla “Esami di stato” e stravolge tutto.
Basa in altre parole il nuovo esame sulla verifica e certificazione delle conoscenze, competenze e capacità. Tre le prove scritte, di cui la terza predisposta dalla Commissione e colloquio su tutte le discipline dell’ultimo anno. Introduzione del credito scolastico e del credito formativo. La Commissione è composta da 6 o 8 commissari, di cui metà interni e metà esterni, più il Presidente esterno all’Istituto. Votazione espressa in centesimi: 45 punti alle prove scritte, 35 al colloquio orale, e 20 punti al credito scolastico. Viene valorizzata la presenza nell’esame della lingua straniera.
In quella occasione da molte parti partirono plausi e riconoscimenti a Berlinguer, mentre covava pure il risentimento per la sua riforma della scuola, della cui bontà tuttavia solo ora ci rendiamo conto, dopo il passaggio del rullo compressore di Letizia Moratti che, col secondo Governo Berlusconi, dà un colpo di accetta agli esami di stato. Con la sua legge le Commissioni sono costituite da soli membri interni e da un Presidente esterno nominato per tutte le Commissioni operanti in ciascun istituto.
Una assurdità e forse pure un aiuto a talune scuole paritarie che così si toglievano dal groppone membri esterni talvolta troppo impiccioni.
Si capì subito che qualcosa non andava e da ogni parte si disse che era meglio cancellare del tutto gli esami di stato. Abolirli insomma.
Nel 2006, secondo governo Prodi, Giuseppe Fioroni ripristina il maltolto con il ritorno alle Commissioni miste, reintroduce l’ammissione all’esame, credito scolastico da 20 a 25 punti, da 35 a 30 punti per il colloquio.
Ed ecco il nuovo governo di destra ed ecco un’altra riforma degli esami. In pratica negli ultimi anni gli esami di stato hanno seguito le vicende dei governi che si sono succeduti.
Ora c’è Gelmini che, dopo avere tagliato 10 miliardi alla scuola, dall’anno scolastico 2009/2010, per essere ammessi alle Esame di Stato pretende per l’ammissione un voto almeno pari al sei in tutte le discipline. Per i privatisti invece si stabilisce un esame di ammissione.
Fino a quando arriva Francesco Profumo, col governo Monti, quello formato a base di soli tecnici per salvare la Nazione dalla crisi. Telematico com’è,da ora in poi le commissioni ricevono le tracce delle prove per via telematica, con un sistema criptato a doppia chiave.
Si temevano gli hacker, ma a subire i soliti sotterfugi dei ragazzi sono sempre i prof.
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