Intervistato da LetteraD sui criteri di scelta di oltre 5 mila candidati, il super manager ha risposto: “Non è stato semplice perché non si tratta solo di un talent, ma di un vero colloquio di lavoro e di una grande opportunità di vita”.
“Sono in tutto dieci prove, e tutte parecchio difficili. Ma tutti i ragazzi hanno dimostrato una grande professionalità tanto che in alcuni casi mi è davvero dispiaciuto eliminare concorrenti bravi e preparati come loro”.
Tuttavia, secondo Briatore “i ragazzi italiani fanno molta fatica a muoversi, a viaggiare, sono ancorati alla sottana delle mamme e non si schiodano dal paese o dalla città in cui vivono. Un giovane di Torino cerca lavoro solo a Torino, e lo stesso fa il ragazzo di Bari. Pochi si mettono davvero in gioco e sono pronti a rischiare. Ci sono sempre più ingegneri e sempre meno ciabattini, ma in realtà il mercato ora chiede proprio il contrario: bisogna anche essere in grado di adattarsi e andare incontro alle varie opportunità che si prospettano nella vita”.
Per cui il suo consiglio è “viaggiare, studiare le lingue. Avessi vent’anni andrei ovunque! E poi, parliamoci chiaro, oggi viaggiare costa meno che andare al ristorante. Si può andare a New York e fare il cameriere mentre si impara l’inglese. Ci si può quasi mantenere con le mance. Ma sono convinto che i laureati italiani disposti a fare questa scelta non siano molti”.
“Ai miei tempi il nostro Paese era pieno di opportunità e non c’era bisogno di un format televisivo per avere un colloquio di lavoro. Purtroppo oggi la situazione è diversa”.