Mentre gli stipendi dei dipendenti pubblici arrancano, i costi per le materie prime continuano ad aumentare. Per un dipendente della scuola, che a fine mese guadagna in media circa 1.700 euro, anche andare a mangiare una pizza diventa proibitivo. Anche perché i prezzi lievitano più dell’impasto.
L’imprenditore Flavio Briatore, che nei giorni passati si era chiesto come fa vivere una famiglia con 4.000 euro al mese, aggiungendo poi che anche la pizza non è per tutti (17 euro il costo della Margherita nel nuovo locale sul lungomare partenopeo), ha trovato alleati nel Codacons: il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, ha detto che “a Milano una semplice Margherita può arrivare a costare in alcuni locali anche 25 euro.
“Invitiamo Briatore ad un confronto col Codacons – ha detto ancora Rienzi – per definire un menu a prezzi calmierati da adottare magari un giorno al mese allo scopo di permettere anche a chi ha meno possibilità economiche di trascorrere una serata nei suoi locali”.
Il vulnus, ha rilevato Giacomo Calef, country head Italia di Ns Partners, è che in Italia “il divario tra la crescita dei salari e l’aumento del costo della vita è un problema persistente. Secondo l’Ocse, i salari reali nel nostro Paese sono rimasti fermi negli ultimi decenni, mentre il costo della vita è aumentato, riducendo il potere d’acquisto dei lavoratori”: siamo dinanzi a “una stagnazione dovuta a investimenti insufficienti in tecnologia e istruzione e a una scarsa allocazione delle risorse”.
Il divario rispetto ad altri Paesi, rileva Calef, “è evidente anche confrontando l’andamento del Pil reale di Germania, Francia e Italia, con quest’ultima che registra una crescita significativamente inferiore. Un report di S&P Global segnala che quest’anno il 18% delle imprese italiane si aspetta di aumentare i prezzi di vendita nei prossimi 12 mesi, trasferendo le pressioni inflazionistiche sui consumatori e allargando ulteriormente il divario tra salari e costo della vita”.
Per affrontare efficacemente il problema, conclude Giacomo Calef, “le politiche economiche e del lavoro devono sostenere la crescita dei salari affinché possano tenere il passo con l’aumento del costo della vita”.
A sentire il Governo, però, gli sforzi per aumentare gli stipendi sono già stati fatti. Lo dice a chiare lettere il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini, per il quale il problema sembrerebbe non sussistere: intervenendo agli Incontri al caffè de La Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca), il numero uno del Carroccio ha detto che “sulla manovra ci stiamo già lavorando. Ho parlato con Giorgetti e gli altri ministri. Escludo una manovra lacrime e sangue, sarà equilibrata. Ovviamente l’anno scorso abbiamo fatto una manovra da diversi miliardi che ha aumentato gli stipendi di molti dipendenti“. Come dire, ha messo le mani avanti Salvini, sugli stipendi abbiamo già dato.
In realtà, per la scuola il rinnovo del contratto dell’ultimo triennio non è ancora arrivato: il ministro Giuseppe Valditara vorrebbe portarlo in porto entro dicembre e secondo quanto riportato dai sindacati, in particolare dalla segreteria delle Flc-Cgil, Gianna Fracassi, intervenuta ai microfoni della Tecnica della Scuola, gli aumenti in arrivo si attesteranno sui 160 euro medi lordi, di cui la metà già nei cedolini dallo scorso gennaio (si tratta della cosiddetta ‘indennità di vacanza contrattuale’).
Quindi, tutto a posto. Non proprio. Perchè il problema, come abbiamo detto, è che nel frattempo il costo della vita ha preso il sopravvento.
“Per adeguare gli stipendi della scuola all’inflazione accumulata nel triennio 2022-2024 servono 240 euro di aumento medio, che corrisponde ad un incremento dell’8,2% rispetto al 5,78% che propone il Governo attraverso l’ultima legge di bilancio già approvata”, ha sintetizzato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
Gli fa eco Ivana Barbacci, a capo della Cisl Scuola: “Al Governo e al Parlamento va chiesto di agire in coerenza con le dichiarazioni che il ministro Valditara ha sottoscritto nel documento finale del G7 istruzione: parole importanti, che non vorremmo restassero come tante altre volte solo sulla carta”.
“Cito in particolare il punto 8, dove si riconosce la necessità di promuovere la fiducia, il rispetto e l’apprezzamento per i docenti e di aumentare l’attrattiva dell’insegnamento come professione, anche assicurando stipendi adeguati”, ha concluso la segretaria generale del sindacato Confederale.
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