La scuola che è stata oggetto di questo atto sacrilego e indegno, non si trova, come spesso la cronaca nella sua cruda quotidianità ci segnala, in Afghanistan ma è una “nostra scuola italiana”. Si tratta dell’Istituto Professionale di Stato per i servizi sociali – moda – turismo “Francesca Laura Morvillo Falcone” di Brindisi. Per quale motivo colpire una scuola? Colpire le legittime “aspettative di vita” di una giovane studentessa, che amava la vita e credeva nei valori educativi della scuola?
Domande che non possono avere una risposta motivata, ma che ci poniamo nell’incredulità di essere tristi spettatori di tanta barbarie. Vedere davanti alla scuola dove è avvenuta l’esplosione dell’ordigno collegato a tre bombole di gas, quaderni di appunti intrisi di sangue, dispense di unità didattiche bruciate, vocabolari le cui pagine rotte vengono sfogliate da un vento pesante, è veramente triste e ci rende rabbiosamente impotenti e inermi.
Il mio pensiero di docente, ma soprattutto di padre di una ragazza di 15 anni, si sofferma sull’ angoscia e il dramma che sta vivendo la famiglia di Melissa, che come ogni mattina ha salutato la figlia uscita da casa per compiere il suo dovere di studentessa e che, per colpa di una mano criminale e vile, non potrà più abbracciare.
A venti anni dall’attentato a Falcone (il 23 maggio ricorre il ventennale), viene colpita l’istituzione laica più sacra fra le istituzioni, la SCUOLA , e si è scelto una scuola che aveva da poco vinto il premio legalità con una foto raffigurante i volti di 14 ragazze della scuola che facevano contorno alla foto centrale di Falcone e Borsellino dove capeggiava la scritta “Guarda la legalità in faccia”.
Anche se turbato e angosciato per quanto successo, invito tutte le scolaresche d’Italia, alla memoria di una ragazza Melissa Bassi che ha creduto nei valori della legalità, di mettere alle finestre delle proprie aule, lunedì al rientro a scuola, un drappo bianco con scritto: “Anche noi come Melissa vogliamo guardare in faccia la legalità”.
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