Sull’accordo Governo-sindacati in materia di contratti pubblici è ormai scontro senza esclusione di colpi (ma siamo in campagna elettorale ed è comprensibile che ogni occasione sia buona per scatenare le polemiche).
La bocciatura dell’accordo arriva anche dal “padre” del decreto 150/2009, Renato Brunetta che usa parole pesanti: “Renzi è il solito ignorantello, uno che studia poco, che parla per slogan e che va a orecchio, ma questo lo sappiamo bene dopo la sua permanenza di quasi tre anni a Palazzo Chigi. Sappia il presidente del Consiglio, ancora per poco, che l’ultimo vero rinnovo del contratto per il pubblico impiego l’ho fatto io, nel 2009 (soldi reali e non fasulli come quelli di Renzi), come ministro per la Pubblica amministrazione del governo Berlusconi”.
Brunetta ricorda che proprio in quello stesso anno il Governo aveva dovuto affrontare le conseguenze di una crisi mondiale pesantissima bloccando il rinnovo, limitatamente all’esercizio finanziario 2011.
“Ma – aggiunge l’ex Ministro – sono stati i governi Monti e Letta a perseverare nel blocco, anche dopo che l’orizzonte si era rasserenato, e, se non lo sa glielo dico io, anche il governo Renzi, in carica da più di 1000 giorni, ha continuato nel blocco. Sette anni di mancato rinnovo non sono tanto ascrivibili al governo Berlusconi, quanto a quelli Monti-Letta-Renzi”.
Brunetta è un fiume in piena e non risparmia niente e nessuno: “Adesso la Madia se ne esce con un accordo che scarica sul futuro l’onere della cifra promessa. Con le risorse stanziate dalla legge di stabilità per il 2016 e dalla legge di bilancio per il 2017 si arriva a circa 30 euro nette al mese. Altro che gli 85 euro raccontati in tv”.
“E inoltre il premier mai eletto – conclude Brunetta – pur di comprarsi il consenso, ha sbracato su tutto, soprattutto sulla parte normativa che riguarda il merito e l’efficienza. E si è impegnato a cancellare non solo la riforma Brunetta, ma anche la buona scuola di Renzi. Siamo proprio alla follia laurina. Caro Renzi, prendi, incarta, e porta a casa. Come prenderai, incarterai e porterai a casa una valanga di No al referendum di domenica 4 dicembre”
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