Brunetta: “Nel pubblico stipendi migliori rispetto al privato”
Non è vero che nel settore pubblico gli stipendi sono inferiori a quelli del privato, anzi: lo sostiene il ministro Renato Brunetta che però aggiunge subito che nella Pubblica Amministrazione il livello di professionalità è mediamente molto elevato.
Nel documento consegnato nei giorni scorsi ai sindacati e sul quale il Ministro ha chiesto proposte concrete nell’arco di 48 ore si legge testualmente: “La dotazione di capitale umano della nostra Pubblica Amministrazione è mediamente adeguata e addirittura, comparata a quella disponibile nel settore privato, migliore per alcune voci significative: tassi di scolarità, presenza femminile e distribuzione “orizzontale”delle competenze (restano preoccupanti l’età mediamente elevata e la scarsa apertura internazionale)”.
Secondo Brunetta i livelli retributivi sono ampiamente allineati al settore privato soprattutto per le posizioni professionali d’ingresso.
Anzi, aggiunge il Ministro, gli stipendi pubblici sono addirittura contrassegnati da una dinamica di crescita più favorevole.
Brunetta fa presente che i dipendenti pubblici godono di una situazione di sostanziale privilegio rispetto ai lavoratori del privato legata soprattutto a nessun rischio occupazionale, bassa mobilità e una quasi automatica progressione di carriera.
Ma, in pratica, dove porta il ragionamento del Ministro ?
Forse che gli stipendi del settore pubblico dovranno essere equiparati a quelli del privato ? Se così fosse, statali e insegnanti dovrebbero aspettarsi nei prossimi anni un sostanziale ridimensionamento dei propri stipendi.
In realtà l’ipotesi più probabile potrebbe essere un’altra: la dinamica degli aumenti retributivi dovrebbe essere rivista in modo sostanziale e, anziché procedere in modo automatico in corrispondenza con l’anzianità di servizio, verrebbe collegata con il raggiungimento di obiettivi assegnati dall’Amministrazione o con il conseguimento di maggiori competenze professionali.
Nella scuola potrebbero ritornare i famosi “scaloni” legati all’aggiornamento professionale in vigore prima del 2000 oppure potrebbe essere istituita una vera e propria “carriera” come previsto da un disegno di legge sullo stato giuridico del personale docente del precedente Governo Berlusconi.
In ogni caso Brunetta ha già annunciato che il passaggio parlamentare è inevitabile: l’intera questione sarà affrontata con una legge delega che darà mandato al Governo di emanare in pochi mesi alcuni provvedimenti ad hoc sulla pubblico impiego e sulla scuola.
Ma i sindacati (Cgil-Flc in testa) hanno già fatto sapere che – a loro parere – lo stato giuridico dovrà essere ridefinito per via contrattuale.