Attualità

Bruxelles, insegnanti e studenti protestano dinanzi le sedi europee per più tutele e diritti del mondo della scuola

L’esasperazione, la scarsa tutela fornita a studenti e insegnanti circa le condizioni di remunerazione e contrattuali per i primi, e lo stato della formazione e dell’organizzazione della didattica per i secondi fa tremare di fatto le autorità europee, confrontatesi con ingenti e massicce proteste nella scorsa settimana. Queste sono state organizzate a livello comunitario da associazioni che hanno fissato un appuntamento dinanzi le sei delle istituzioni europee previsto tra il 30 e 31 marzo scorso, con associata organizzazione di sit-in, incontri, discorsi e marce vere e proprie che hanno causato, a livello cittadino, delle congestioni del traffico locale e delle deviazioni del percorso normale dei bus di linea. Le richieste, come già accennato, fanno riferimento alla carenza generale di tutele, welfare, stato della didattica, inserimento e regolarizzazione contrattuale e misera retribuzione rispetto ad altre professioni di medesima categoria. A quanto pare, il sistema scolastico e formativo del Belpaese non è l’unico a soffrire delle sindromi che affliggono in via più generale il mondo della scuola, travolgendo futuri insegnanti, studenti e personale scolastico, alle prese oramai con assurde vicende contrattuali e remunerative e con battaglie sindacali ove occorre non abbassare la guardia.

Scarsa tutela, paghe misere e welfare praticamente assente: il triste filo logico che accomuna l’Europa degli insegnanti

Le proteste svoltesi dinanzi le sedi UE lamentano, in particolare, il fatto che i lavoratori della formazioni risultino incastrati in una “bolla legale e professionale separata”. Ciò sta a significare che, indipendentemente dal paese e dall’esecutivo in carica, i docenti non sono interessati dal progresso professionale e dalle riforme avanzate e promosse dai governi d’Europa, lasciando in pratica la categoria a marcire con pagamenti e condizioni contrattuali al limite dell’assurdo, ove il precariato diviene lo standard e la normalità quando dovrebbe trattarsi, per mera via deduttiva, di un percorso professionale di tempo limitato. D’altra parte ci sono gli studenti, che subiscono tale disinteresse e scarsa tutela posta nei confronti dei rispettivi docenti come limite fattivamente pratico alla loro formazione costante e presente, spesso interessata da discontinuità, classi o discipline scoperte per lunghi periodi, ritardi nell’erogazione dei programmi previsti, concretizzati in abilità e conoscenze non maturate. Il contratto del corpo docenti del Belpaese, a livello ministeriale, non vede rinnovo da oltre 40 mensilità, ed è in pratica scaduto: come è possibile parlare di sistema scolastico nazionale se le basi legali di tale sistema risultano obsolete?

Le proteste a Bruxelles: le testimonianze raccolte da Reuters

Centinaia di insegnanti nelle scuole dell’UE hanno marciato tra il 30 e il 31 marzo per chiedere una migliore sicurezza del lavoro e contratti protetti dalle leggi sul lavoro dell’UE per i docenti e il personale scolastico. Fino a 300 insegnanti e altri manifestanti, molti con striscioni, si sono radunati nel distretto dell’UE a Bruxelles il 30 e 31 marzo scorso per protestare contro i termini e le garanzie assuntive offerte agli insegnanti del continente. Le 13 scuole accolgono circa 28.000 figli del personale delle istituzioni dell’UE e dei diplomatici. Cinque sono in Belgio e il resto in Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. In Belgio, ad esempio, il personale docente è diviso in due categorie, circa la metà degli insegnanti è assunta dagli stati membri dell’UE e il resto – il segmento in protesta – assunto in loco e retribuito meno. “Gli insegnanti assunti sono con contratto disegnato dalla Commissione che rappresenta tutti i valori e principi europei, ma noi locali siamo esenti da tutti quei principi”, ha affermato l’insegnante di filosofia Matthew Pye partecipante alle proteste, chiarendo la situazione in Belgio. “Quindi tutto il diritto del lavoro europeo non si applica a noi insegnanti europei. Siamo in una bolla legale separata”. Ha inoltre aggiunto in via generale:  “Ma c’è un gruppo di lavoratori escluso da questo auspicato progresso: gli insegnanti delle scuole europee”. L’ufficio dell’UE responsabile per le scuole europee non ha risposto in nota alla richiesta di commento del quotidiano Reuters, ma si attendono sviluppi la settimana corrente. 

Andrea Maggi

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