Ragazzi e soprattutto ragazze: se non riuscite a vivere al meglio la vostra adolescenze, se qualcuno in passato si è approfittato bruscamente di voi lasciandovi una grossa ferita dentro, forse è arrivato l’antidoto naturale che far per voi. Si chiama “Sand Play therapy” ed è una terapia psicoterapeutica che utilizza la sabbia per individuare e curare, tra gli altri, i disturbi alimentari, come bulimia e anoressia, e i traumi di bambini che hanno subito abusi e violenze. In Italia la Sand Play Therapy, ideata da Dora Kalff, allieva di Jung, è ancora scarsamente utilizzata: adatta ai pazienti di tutte le età, risulta particolarmente efficace nella cura dei disagi dell’infanzia. Grazie al manto marino, con cui si gioca, sarebbe decisamente più facile superare le diffidenze e le difese che il bambino ha sviluppato nei confronti del mondo e anche delle persone che dovranno aiutarlo, terapeuti compresi. E con tempi molto concentrati: se confrontati con la durata di una analisi verbale, i tempi di un processo terapeutico realizzato attraverso la Sand Play Therapy sarebbero infatti particolarmente ridotti.
E quale migliore periodo dell’anno che provarla l’estate, che per l’85% delle famiglie italiane è sinonimo di mare e, appunto, di sabbia? La Sand Play Therapy utilizza come materiale una cassetta, contenente proprio la sabbia, e numerosi oggetti: “la cassetta di sabbia – spiegano i suoi fautori attraverso un comunicato di presentazione della tecnica – si pone come ‘spazio libero e protetto’ all’interno del quale gli elementi inconsci personali e transpersonali possono esprimersi grazie al linguaggio simbolico del gioco, facendo riaffiorare anche esperienze traumatiche che non possono essere né ricordate né raccontate, specie se vissute nella prima infanzia”.
Sembrerebbe che il metodo abbia già riscosso un discreto successo: alcuni analisti che si sono occupati di abusi all’infanzia e di disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia) hanno trovato in questa tecnica un efficace metodo terapeutico. In diversi casi i pazienti, dopo alcuni mesi di terapia col gioco della sabbia, sarebbero stati in grado di recuperare i ricordi che avevano rimosso o che si erano distorti, e dato anche il là all’attivazione i una serie di processi riparativi: “in questi casi – spiegano sempre gli psicoterapeuti – la natura e le conseguenze dei traumi superano le ferite dell’anima e un evento negativo, può tradursi in una occasione di crescita”. Un’occasione da non perdere, soprattutto per chi ama il mare e può in tal modo conciliare passione e cura di sé.