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Bulli in aula, ciak si gira: ecco i video delle volgarità

Ragazze in perizoma che inscenano spogliarelli o simulano scene di sesso, lezioni di gruppo per imparare a “rullare” le canne, sedie che volano sui muri (alcune si infrangono anche nei vetri) davanti a docenti impassibili. Sono alcuni dei filmati “girati” in formato ‘3gp’ all’interno delle scuole italiane, semplicemente con un telefonino, e messi a disposizione dello sconfinato popolo di internet: per scaricare i video sul proprio computer basta avere uno degli ormai diffusi programmi “Peer to peer” (P2P) o “file sharing” e scaricare file musicali mp3, come ‘eMule’. Così si scopre che i filmati girati sono una quantità impressionante: a chi è interessato alla loro visione basta digitare *.3gp o *.mov e il gioco è fatto.
In meno di cinque minuti l’ampio scenario di violenza, oscenità e stupidità assunti da una non meglio precisata frangia di studenti si apre davanti ai nostri occhi come il peggior film-spazzatura. Solo che in questi casi i film trash hanno per protagonisti, purtroppo reali, gli studenti che popolano indistintamente le nostre aule scolastiche. Meno male, allora, che siamo di fronte ad un fenomeno circoscritto, qualcuno potrebbe dire. Invece, a ben vedere, non sembra che ci sia una zona della penisola dove il fenomeno sia più sviluppato. E nemmeno altre aree che ne siano esenti: se si cerca di capire la paternità dei video rintracciati, si scopre infatti che le violenze gratuite o “di nonnismo” in aula non hanno una precisa identità geografica ma risultano trasversali a tutta la penisola. Un fenomeno, quindi, non affatto limitato, ma che andrebbe associato a quella cultura dell’annoiarsi e dell’assenza di valori che contraddistingue ormai da anni le nuove generazioni.
Le scene di violenza che hanno fatto tanto scalpore nei giorni scorsi sarebbero allora solo la punta di un iceberg vasto o collaudato: lo stesso video, poi rimosso, del ragazzo diversamente abile di Torino seviziato dai compagni di classe si poteva tranquillamente visionare senza alcuna password o filtro particolare. Su internet gli studenti riversano tutte le altre loro bravate come se fossero trofei da esibire alla piazza. Il corollario è ampio e particolarmente ricco di creatività: si va dal perizoma della ignara compagna di classe e della quale nel titolo del file viene inserito anche, tra un insulto e l’altro, il numero di cellulare sino alla rissa da bar organizzata ad arte all’interno di una classe.
Molto interesse tra i navigatori avrebbe realizzato la scena lesbo fra studentesse minorenni (“girata” all’interno di un istituto superiore di Roma) cui fa seguito uno spogliarello all’interno dello spogliatoio femminile di una scuola. Il clou dei contatti si sarebbe però raggiunto con le performance di una studentessa di Udine, che mostrando ai compagni di classe il seno non disdegna di accettare palpeggiamenti per dimostrarne la consistenza.
Tuttavia i primi personaggi presi di mira dai bulli provetti registi non sono i compagni più timidi o le compagne più disinibite, ma gli insegnanti: in un video che ha dell’incredibile uno studente punta la pistola alla tempia del professore con la classe che incita il compagno; tutti ridono, mentre l’insegnante non reagisce, rimane sempre seduto dietro la cattedra assumendo un atteggiamento a metà tra il timoroso e il passivo. In un altro video un gruppo di studenti strappa dalle mani il giornale del malcapitato professore, lo assottiglia e glielo lancia addosso; anche in questo caso il docente non batte ciglio, fa finta di nulla, anzi sembra quasi schernirsi. E se gli insegnanti non ci sono, o almeno non appaiono in video, le cose non vanno molto meglio: ci sono scene in cui i soliti bulli, probabilmente privi del controllo di docenti o bidelli, fanno esplodere delle micce sotto la cattedra; in un altro video fanno esplodere addirittura un accendino creando un vero e proprio falò. In assenza dei docenti chi, invece, se la prende con l’immancabile compagno più timido battendogli più volte in testa il registro di classe. Queste scene in genere durano poco perché le vittime si guardano bene dal reagire alla legge del più forte. Su internet, invece, non mancano le reazioni: la maggior parte si schiera contro quei “prof schifosi” o più in generale contro “la scuola di m…”.
I video ‘amatoriali’ come questi, tutti rigorosamente girati all’interno delle scuole italiane, sono tantissimi, probabilmente centinaia. Da quando poi negli ultimi mesi il più noto motore di ricerca on line al mondo, Google, ha attivato un sistema gratuito per inviare in rete i file video e visualizzarli comodamente, senza più la necessità di essere in possesso dei programmi “Per to peer”, il popolo dei fruitori si è allargato a dismisura. Incentivando, probabilmente, il fenomeno delle bravate in aule riprese e riversate nella madre di tutte le reti: internet avvalora così ancora di più l’opera dei bulli perché potenzialmente visitabile da un pubblico anonimo e sconfinato. Un pubblico che però, vista l’indignazione di massa degli ultimi giorni, potrebbe a questo punto diventare l’ancora di salvezza per docenti e studenti vittime di tanta brutalità gratuita.
Alessandro Giuliani

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