Legato e picchiato a ripetizione con pugni, morsi, calci. Offeso e insultato da un gruppo di una decina di compagni di classe. La vittima è un bambino di dieci anni della scuola elementare “Andrea del Sarto” di Firenze e gli episodi sarebbero avvenuti durante la ricreazione. Il fatto è emerso perché il bambino mostrava ansia, problemi di sonno e di pipì a letto. Sul suo corpo sono state trovate molte tracce delle violenze subite.
L’episodio, dal quotidiano La Nazione, ha suscitato proteste e prese di posizione proprio alla vigilia della presentazione della relazione del garante per l’infanzia e l’adolescenza al Senato ed è stato segnalato dal legale incaricato dalla famiglia del bimbo alla dirigente scolastica, per cui sarebbe in atto una denuncia, anche perche il bambino è ricorso alle cure mediche.
Nella sua lettera all’istituto, l’avvocato scrive che “il bambino, durante l’orario scolastico e in particolare nel corso della ricreazione, è stato in più occasioni e in giorni diversi legato e immobilizzato, assieme ad un coetaneo, da parte di un gruppo di otto/nove compagni, percosso con pugni, morsi, calci, offeso e vilipeso in svariate maniere (fra cui l’emissione di flatulenze sul volto, mentre si trovava costretto a terra)”.
La domanda che si pongono in molti è infatti: dove fossero gli insegnanti e perché si è intervenuti così tardi? Forse perché, dice un deputato, c’è “una scarsa percezione della gravità del fenomeno anche da parte degli insegnanti che spesso non hanno gli strumenti per valutare se si tratti davvero di bullismo o di bravate giovanili”.
”E proprio nella scuola – dice Paola Ferrari De Benedetti, portavoce dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping – il luogo in cui si manifesta il bullismo occorre intervenire. La scuola con gli insegnanti, i dirigenti e personale non docente e’ il luogo migliore dove iniziare a fare prevenzione per far capire agli alunni che e’ il bullismo e’ un comportamento assolutamente sbagliato”..
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