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Bullismo a scuola e colpevoli omissioni

CobasCobas

Gli episodi di bullismo clamorosamente assurti agli onori della cronaca ci richiamano ai nostri doveri di insegnanti, dirigenti scolastici e genitori o anche semplici cittadini.

Mi spiego: per decenni si è insistito sui diritti di ciascuno. Poco si è parlato dei doveri. Questo ci ha indotto a riflettere solo sui diritti individuali e strettamente personali. Il professore vessato dal ragazzo “bullo” (di fatto “a disagio”) era “solo” forse anche per personale debolezza e/o stanchezza. Le cose sarebbero andate diversamente se, nel rispetto delle precise norme, egli fosse stato sostenuto da quanti hanno un ruolo nella scuola: colleghi del consiglio di classe, preside o dirigente scolastico e genitori.

L’ art. 7, comma 2, lettera o) del decreto legislativo del 16 aprile 1994 ,n 297, tutt’ora vigente, dispone: che il collegio dei docenti (presieduto dal capo di istituto, che è presente in tutti gli organi collegiali della scuola) esamina, allo scopo di individuare i mezzi per ogni possibile recupero, i casi di scarso profitto o di irregolare comportamento degli alunni, su iniziativa dei docenti della rispettiva classe e sentiti gli specialisti che operano in modo continuativo nella scuola con compiti medico, socio-psico-pedagogici e di orientamento”.
La mancata applicazione di quanto espressamente previsto da questa norma fa dubitare omissioni di cui sono tutti responsabili.

Le vittime sono, non solo il professore vessato, ma anche gli alunni “bulli” (a disagio), comunque da sanzionare per il loro comportamento, e tutti gli altri alunni della classe, ai quali è stato impedito il diritto all’istruzione.

Responsabili tutti quelli che pur sapendo hanno taciuto. Responsabili anche i
politici che non hanno riconosciuto il logorio della professione docente, i
funzionari amministrativi per i quali la composizione di una cattedra è solo
questione di numeri. Responsabili i dirigenti che hanno fatto affiggere nella
porta dell’ufficio il cartello con la scritta: “se vieni a dirmi che c’è un problema, il problema sei tu”.

Adottare solo provvedimenti punitivi per i ragazzi bulli o a disagio, quando alla base ci sono gravi omissioni, se non giuridiche, morali è quanto meno inadeguato per la soluzione del problema.

Adolfo Valguarnera

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