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Bullismo a scuola, Grassucci (Skuola.net): “Non dobbiamo pensare che la scuola debba cavarsela da sola”

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Intervenuto nel corso della diretta della Tecnica della Scuola del 30 ottobre, dedicata al tema del bullismo nelle scuole, il direttore della testata Skuola.net Daniele Grassucci ha espresso la sua opinione:

“Il problema è molto profondo, è un problema di società perché oggi in Italia si ha la sensazione che si possa fare qualsiasi cosa e poi di farla franca, vedi il caso degli youtuber di Casalpalocco, cioè senza entrare nel merito, a livello mediatico è passata un po’ la cosa che tu puoi fare veramente la qualunque sulla strada, causare un incidente mortale e non farti nemmeno un giorno di carcere, quindi è chiaro che questa è un’altra serie di cose vanno a incentivare certi tipi di comportamenti, ci sono dei problemi a livello di famiglie. Oggi le famiglie sono molto impegnate per via del lavoro. Ecco, se 20 o 30 anni fa era abbastanza comune che solo un genitore si dovesse occupare della questione lavorativa e l’altro si potesse dedicare maggiormente alla cura genitoriale, oggi è vero il contrario”.

“Poi chiaramente in tutto questo si chiede alla scuola di fare i miracoli, come spesso accade di risolvere il problema e quindi ti arriva nel 2017 una legge giusta, sacrosanta per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo che, oltre a introdurre una fattispecie di reato che peraltro, se vogliamo non ce n’era forse tutto questo bisogno, è giusto averla, però stiamo parlando comunque di violenza privata, minacce, istigazione al suicidio, quindi i reati che erano già presenti nel codice civile e penale, lo ha istituito e quindi diamo una dignità in negativo al bullismo, al cyberbullismo e poi dice che la scuola si deve occupare essenzialmente di contrastare questo fenomeno attraverso l’istituzione di una figura di un referente per il contrasto al bullismo al cyberbullismo e anche attraverso la creazione di percorsi educativi e formativi e come spesso capita zero budget, perché l’unico budget che è stato messo a disposizione, capitolo di spesa autorizzata alla legge sono stati 304.000 euro per l’istituzione del tavolo di osservazione del fenomeno, quindi le scuole si sono ritrovate con questo altro fardello senza avere forse delle linee guida chiare, dei protocolli chiari, perché poi il bullismo è un problema complesso e che si evolve di sei mesi in sei mesi, perché si evolvono i social, quindi si evolvono anche i fenomeni”.

“Se tu non mandi un dispaccio o non crei un gruppo di lavoro che costantemente aggiorna le scuole, i docenti referenti e li aiuta, ecco i docenti si devono inventare veramente un qualcosa di complesso e in più aggiungo un punto però, l’autonomia scolastica come al solito ci fa vedere che ci sono realtà che nonostante questa difficoltà eccellono nel contrasto al bullismo e al cyberbullismo e altre dove invece se un genitore si va a rivolgere a un dirigente scolastico, a un referente, ammesso di sapere chi sia e magari spesso viene derubricato questo fenomeno. Ricordo che tutti i docenti, dirigenti scolastici, quando hanno notizia di un reato di rilevanza penale devono denunciarlo, quindi non si devono derubricare e soprattutto non si può a quel punto lasciare da sola la scuola a risolvere questi problemi”.

“Quindi la scuola deve intervenire in maniera, ha un ruolo fondamentale nel contrasto di questi fenomeni, nell’educazione, ma non dobbiamo pensare che la scuola se la debba cavare da sola perché sarebbe ingiusto“.

“Noi pensiamo che lo psicologo sia una specie di Harry Potter, in realtà servirebbe uno staff fatto da psicologi, pedagogisti e anche mediatori familiari che sappiano affrontare il problema in maniera multidisciplinare e che quindi creino dei percorsi di formazione permanente di educazione alle relazioni per studenti, docenti e genitori, educazione supporta la genitorialità, non ne usciamo se pensiamo che come dire c’è lì lo psicologo, il ragazzo ha problemi, lo mandiamo là, non funziona così, nel senso dobbiamo quindi prevenire l’insorgere dei problemi su tutti gli attori del processo educativo ivi inclusi i docenti, A per capire come gestire queste cose e B anche per raccogliere quelle che sono le loro istanze perché anche gli insegnanti possono andare in burnout oppure possono avere delle difficoltà di fronte a certe cose”.