Apprendere dai media che gli episodi di bullismo a scuola da parte degli studenti nei confronti dei professori sono sempre meno sporadiche eccezioni e sempre più diffuse condotte ha un sapore inquietante. Innesca inevitabilmente l’amara riflessione su un fenomeno sociale che va oltre le mura della scuola, in quanto delinea il profilo caratterizzante del modus vivendi di una generazione.
L’arroganza e la prepotenza che, spesso, culminano in vera e propria violenza, sono le fisiologiche degradazioni di “un’educazione”, se così la si può definire, priva dei suoi pilastri fondamentali: il rispetto della persona, il senso di responsabilità, il dovere civico; quella stessa “non educazione” che plasma giovani capricciosi, viziati, che tutto possono e a cui tutto è dovuto, menti impostate sul “meno del minimo sforzo”, energie orientate solo a cercare la strada più breve e più facile e completamente rilassate sui cuscini della “difesa a prescindere” che la famiglia garantisce loro.
Fortunatamente esiste una fetta di società che, crescendo, tiene ancora vivi, sottraendoli dal rischio di estinzione, quei valori che dovrebbero costituire la norma del vivere comune.
Tanto e troppo ci sarebbe da dire…
Come cittadina, sono preoccupata per questi ragazzi; come insegnante, sono indignata per i loro genitori. Divenuti tuttologi per il solo fatto che un motore di ricerca permetta loro di accedere a conoscenze e informazioni, si arrogano il diritto di ergersi a giudici dell’operato della scuola, scagliandosi contro di essa senza cognizione di causa, con l’assoluta convinzione di essere sempre dalla parte della ragione, dimenticando l’autorevolezza dell’Istituzione che mettono in discussione, vanificando quell’alleanza fondamentale nel processo di crescita educativa di ogni individuo.
Da solo, il mio urlo di insofferenza è appena una goccia nel mare in tempesta in cui la scuola annaspa, ma alla dignità, per difendersi, basta anche il solo coraggio di non restare in silenzio.
E sempre la dignità suggerisce pochi e semplici consigli a tutti quei genitori che, a fucili spianati, bussano alle porte della scuola.
Prima di farlo:
Detto questo, sono assolutamente convinta che non tutti possano fare gli insegnanti o i dirigenti scolastici, così come non tutti siano in grado di fare i genitori.
Ognuno faccia un’analisi di coscienza rispetto ai propri doveri e le proprie responsabilità, prima di far la guerra all’altro, perché, mentre si punta il dito, i giovani si perdono!
Vita Maria Barulli
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