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Bullismo, arriva il giro di vite

Punizioni superiori a 15 giorni, esclusione dagli scrutini ed obbligo di frequenza di corsi di recupero: è questa la strategia intrapresa dai responsabili dell’istruzione per porre un freno all’imperversare del bullismo nelle scuole italiane. Le modifiche dello Statuto che disciplina le punizioni degli studenti frequentanti le scuole medie e superiori hanno già ottenuto l’approvazione da parte del Consiglio di Stato e del Consiglio nazionale della pubblica istruzione: ora il testo è all’esame del Consiglio dei ministri che, secondo le previsioni, non dovrebbe rallentare i tempi di approvazione della legge.

 
Una legge che introdurrà sanzioni ben più pesanti di quelle attuali per giudicare e punire gli studenti che si sono macchiati di episodi di vandalismo e bullismo. Tutto fa supporre che al massimo entro qualche settimana le nuove regole saranno già applicabili dalle scuole.Gli istituti non dovranno tuttavia solo attenersi alla mera esecuzione delle indicazioni ministeriali, ma saranno chiamati a formulare un regolamento interno: ogni scuola – attraverso il proprio Collegio dei Docenti – attuerà il suo sulla base delle necessità e delle situazioni occorse negli ultimi anni.
L’unica indicazione da cui non si potrà prescindere, qualsiasi sia il procedimento punitivo scelto dalla scuola, è quella di conferire le punizioni sempre a livello collegiale: se gli episodi saranno cagionati da studenti isolati ci penserà il Consiglio di Classe; il Consiglio d’Istituto qualora gli studenti fossero tanti ed appartenenti a classi diverse.
La vera novità del regolamento è che qualora si ritrovassero di fronte a casi particolarmente “lesivi della dignità dei compagni e degli stessi insegnanti”, gli organi giudicanti potranno anche optare per la sospensione degli studenti per l’intero anno scolastico.Oltre all’allontanamento forzato fino a giugno si potrebbe poi prevedere l’esclusione degli stessi studenti dallo scrutinio finale. Una sorta di reintegro del sette in condotta che da più parti veniva invocato proprio per porre un freno all’imperversare dei comportamenti non leciti.
Il Ministero, del resto, doveva trovare una soluzione: secondo le ultime stime ufficiali almeno uno studente su tre è stato vittima una volta di atti di bullismo e non si contano più i filmati violenti o di cattivo gusto registrati in classe attraverso telefonini e riversati sui siti internet. Le punizioni decretate dai docenti saranno comunque impugnabili: gli studenti, avvalendosi anche del supporto della famiglia, si potranno appellare all’organo di Garanzia della scuola. Un organo che essendo costituito da rappresentanti dei genitori e degli alunni, oltre che da insegnanti e dirigente scolastico, garantirà un giudizio super partes e scevro da condizionamenti.
In ogni caso, lo studente però non verrà mai cacciato da scuola e abbandonato a se stesso: la linea intrapresa da viale Trastevere sarà quella del suo recupero attraverso la frequentazione obbligatoria di corsi di recupero organizzati dalla stessa scuola. Del resto il ministro Fioroni ha sempre sostenuto che per superare la piaga della violenza scolastica è indispensabile attuare “un forte impegno dove ciascun cittadino italiano – genitori, studenti e docenti – faccia la propria parte”.
E nel regolamento, non a caso, è previsto che il recupero formativo si attui coinvolgendo famiglie, servizi sociali e in casi limite anche l’autorità giudiziaria: i corsi potranno così essere non solo di natura scolastica, ma anche sociale e culturale. 
Sempre che ognuno faccia la sua parte.
E a proposito di propria parte, l’Associazione nazionale dei genitori e il Ministero della pubblica istruzione hanno firmato, il 10 ottobre, un Protocollo d’intesa per promuovere “iniziative volte a prevenire e contrastare fenomeni di violenza e di intolleranza tra i giovani nelle istituzioni”.
Per visionare il Protocollo d’intesa del 10 ottobre 2007, consulta il box “Approfondimenti”.
Alessandro Giuliani

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