Come si devono comportare le istituzioni dinanzi a dei ragazzini che a scuola e nel tempo libero si divertono a vessare compagni e amici? Come combattere il bullismo imperante? Serve il pugno duro, sempre finalizzato al recupero del ragazzo. A pensarla così sono sempre più persone, anche tra gli educatori, propulsori di una corrente di pensiero oppositiva al buonismo ad oltranza.
Ma pure le forze dell’ordine sembrano orientate in questa direzione. È accaduto, di recente, a Milano, dove la questura locale ha inviato un primo ammonimento ad un cyber-bullo, un ragazzo di 14 anni che per mesi ha perseguitato un compagno di scuola del centro di Milano.
Attraverso un profilo Instagram, da gennaio ad aprile, il giovane ha caricato fotomontaggi dedicati al coetaneo, preso di mira per presunte tendenze omosessuali.
Il ragazzino, scrive l’Ansa, è stato avvertito da alcuni compagni di classe e ha affrontato il bullo chiedendogli come mai lo avesse preso di mira, soprattutto perché i due non frequentano la stessa classe.
Tuttavia, le offese sono andate avanti gettando la vittima in uno stato di profonda depressione, al punto da spingerla a non andare più a scuola.
Anche la sua fidanzatina è stata oggetto di scherno, proprio per la loro relazione. Il padre del ragazzo, esasperato, si è allora rivolto alla polizia postale. La quale è entrata in azione, accertando i fatti.
A quel punto, il 14enne è stato raggiunto da un provvedimento di ammonimento: frequenterà un percorso terapeutico in un centro specializzato, che lo aiuterà a capire gli errori commessi.
La durata della terapia psicologica di recupero dipenderà dal comportamento del bullo: da come dimostrerà di essersi affrancato da certi atteggiamenti, altrimenti il percorso coatto continuerà ad oltranza.
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