I recenti episodi di violenza, diretta o mascherata, con pallini sparati ad una docente, o una pistola giocattolo nel vicentino portata a scuola, per non dire di altri casi tra studenti, ci dicono che non bisogna abbassare la guardia.
Tra bullismo e cyberbullismo i casi oramai non si contano. Anche se le azioni che intraprendono le scuole non sono poche, tanto da riuscire nella gran parte delle situazioni ad arginare questi comportamenti, i quali sono comunque eccezioni e casi isolati.
Ma il problema è il contesto, è l’aria che si respira, sono i valori che sottotraccia ci determinano, e tutto questo non facilita il compito educativo, anzitutto delle famiglie, e poi delle scuole. E tra famiglie e scuole si dovrebbe parlare uno stesso linguaggio educativo, per essere incisivi.
Perché la violenza è pane quotidiano del nostro vivere, basta dare un’occhiata alle serie televisive e ai diversi social.
Per cui tutti, a parole, invochiamo pace e fraternità, ma sappiamo, poi, che in fondo sono altri i sentimenti ed i comportamenti che dominano le nostre giornate. A livello politico, economico, sociale.
Vediamo le guerre, sempre più vicine, ma ad un certo punto le trattiamo con una punta di fastidio, perché, persuasi, che così è sempre andato il mondo. Per cui anche la guerra, oggi, nel cuore della nostra Europa quasi quasi non ci riguarda. Mentre così non è, e non può essere.
Anzi, facciamo finta che noi stessi oggi non siamo in guerra, anche se le interdipendenze ci dicono altro, e facciamo finta che tutto continui come se ancora fossimo un villaggio globale, in piena globalizzazione, mentre siamo già oltre, con le geopolitiche a ritrovarsi velocemente ridisegnate, cambiate, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, e cambiati sotto traccia anche i nostri stessi comportamenti. Dispersi tra realtà e metaverso, come si suol dire oggi.
Allora è difficile immaginare che la scuola, cioè l’unico cuore formativo trasversale del nostro vivere sociale, rimanga immune, quasi un mondo separato, distinto e distante dalla vita reale.
Del resto, non vengono da giorni dedicate pagine e pagine a Matteo Messina Denaro, quasi fosse una star, mentre nemmeno un trafiletto a frate Biagio, morto dopo una vita dedicata a chi ha bisogno? Eppure entrambi siciliani, ma di due Sicilie, due mondi, due realtà.
La scuola, con i progetti di “educazione” integrativi il percorso scolastico, cerca da anni di porre un freno a questo clima di violenza quotidiana, quasi violenza banale, soprattutto in alcune zone, nella speranza che il raccordo scuola-famiglia da un lato, e l’investimento sulla conoscenza, dall’altro, possano corazzare anche eticamente i nostri ragazzi ed i nostri giovani. Per una educazione, si diceva un tempo, alla cittadinanza attiva, aperta, solidale.
Insomma, oggi più di ieri, a scuola prima delle materie e degli indirizzi di studio vale lo sfondo educativo, vale il continuo richiamo ai valori della convivenza sui quali poi coltivare la cultura, cioè quella libera ricerca, attraverso i contenuti, dei significati di noi stessi e del mondo all’interno del quale ci troviamo a vivere. Un mondo, cioè un’epoca storica, che non ci siamo scelti, ma che chiede anche a noi un atto di comune responsabilità.
E quei valori, cioè quel che vale veramente, hanno sentieri diversi, da quello emozionale, a quello relazionale, poi conoscitivo, estetico, spirituale, cioè legato alle domande di senso, dunque esistenziale.
E le scuole, con i loro POF, cioè piani dell’offerta formativa, sono tenute a delineare il profilo educativo che fa da fondo delle proprie proposte culturali e scolastiche. Sono questi gli aspetti più importanti di una scuola, prima dei muri, delle tecnologie, delle materie, dei tanti progetti.
Per cui è bene che i genitori, ma anche i ragazzi stessi, diano un po’ un’occhiata a questi profili, e poi, sentendosi parte attiva, facciano delle proposte concrete di valorizzazione dei momenti di approfondimento e di dialogo. Perché le scuole possano sempre più diventare, e questo è il valore aggiunto più visibile delle scuole italiane, rispetto a modelli di altri Paesi, sì dei campus culturali e sociali, ma prima dei campus educativi, di ricerca in comune, dialogando, dei valori ma anche dei limiti del nostro tempo, per poter costruire un domani che sia, appunto, lontano dai modelli di violenza oggi dominanti.
Si avvicina il terzo appuntamento dell’anno di educazione civica che La Tecnica della Scuola dedica agli istituti scolastici (classi dalla terza media al quinto anno delle superiori): Giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo, consigli pratici su come contrastare un fenomeno in crescita.
Il prossimo 7 febbraio dalle ore 10:30 alle 12:00, in occasione della Giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo, ci confronteremo insieme sui temi dei diritti, della dignità sociale, dell’uguaglianza, del contrasto ad ogni forma di denigrazione e privazione e della sicurezza in rete, alla luce degli articoli della nostra Costituzione, 2, 3, 9, 15, 28, 30, 33, 34, 38.
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