I docenti sanno benissimo che tra i loro studenti possono nascondersi vittime di bullismo o “carnefici”. Come intercettare il disagio? A cosa devono fare attenzione e come intervenire per scongiurare pericoli? Come insegnare usare i social media? VAI AL CORSO
Gli episodi di bullismo e di cyberbullismo, che riguardano il contesto scolastico, oltre ad essere chiari segnali di disagi giovanili, rappresentano un uso improprio e deviante degli strumenti di interazione sociale, dal quale possono derivare conseguenze negative e danni rilevanti alle persone.
Per tale motivo la lotta e il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, oggetto di uno specifico intervento normativo (Legge n. 71 del 29 maggio 2017), prevede che anche la scuola svolga la sua parte, attraverso l’individuazione di un docente-referente in collaborazione con le Forze di Polizia, le famiglie e le associazioni presenti sul territorio. Scopo finale non è quello di demonizzare i social media, ma di promuovere un uso responsabile di essi consapevoli dei rischi ma anche delle potenzialità connesse alla loro diffusione.
L’indagine dell’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay Group, i cui risultati sono stati diffusi in occasione del Safer Internet Day, il 6 febbraio, racconta che i giovani della Generazione Z (coloro che sono nati tra la fine degli anni ‘90 e all’inizio della seconda decade del 21° secolo) temono, quando sono, in rete cyberbullismo e revenge porn.
Dall’indagine, a cui ha contribuito anche la community di ScuolaZoo, il 65% dei giovani tra i 14 e i 26 anni, dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo. L’indagine ha coinvoltooltre 4 mila ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni.La percentuale di chi ha subito una violenza, sia fisica che psicologica, sale al 70% se si considerano le risposte delle ragazze e all’83% tra chi si definisce non binario e scende al 56% tra i maschi. Anche le tipologie di violenza subite sono diverse tra i generi, a eccezione delle violenze psicologiche e verbali, che colpiscono ugualmente maschi e femmine.
È più maschile, invece, il bullismo (68% maschi e 60% femmine), mentre il cyberbullismo sembra colpire di più le ragazze (21% femmine e 16% maschi).
Tragli atti di violenza più segnalati dalle ragazze c’è ilcatcalling, ovvero commenti di carattere sessuale non graditi ricevuti da estranei in luoghi pubblici, al 61% e le molestie sessuali al 30%; tutte le tipologie segnano percentuali più alte tra chi si definisce non binario.
Inoltre, bullismo e cyberbullismo, così come le violenze psicologiche e verbali, prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (79%), a seguire l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10.5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).
È la scuola, con il 66%, il luogo percepito dove è più probabile essere vittime di violenza, seguito dal web, indicato dal 39% delle risposte. Se si guardano le risposte delle ragazze, Internet è al terzo posto (36%) la strada al 41%, che arriva invece al quarto posto al 36% tra chi si definisce non binario.
Le risposte del campione dicono anche che, oltre al cyberbullismo e il revenge porn,le preoccupazioni dei giovani della GenZ sono anche il furto d’identità e la perdita della privacy e l’adescamento da parte di estranei con il 35%, le molestie al 30%, l’alienazione dalla vita reale è al 25%, lo stalking al 23%, la solitudine al 9% e il sentirsi emarginati con il 6%. È solo l’1%, che ritiene invece che sul web non si corrano rischi.
Su questi argomenti il corso Uso dei social e cyberbullismo, in programma dal 23 aprile, a cura di Paolo Bozzaro.
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