Moltissime le chiamate alle dieci postazioni del call center del ministero: più di 4.437 con una media giornaliera di 120 telefonate.
Il 5% dei fatti denunciati si sono verificati nelle scuole dell’infanzia, 25% nelle scuole primarie, il 19% nei licei, il 15% negli istituiti tecnici.
Il 69% delle telefonate attiene a denunce di episodi di prepotenza e violenza. Il 31% per chiedere informazioni.
Hanno telefonato, più del 37,5%, genitori e familiari. Il 31,4% sono stati insegnanti. Non sono mancate le telefonate degli stessi studenti, pari al il 23,2%. Sono stati, per lo più, studenti tutti vittime del bullismo.
Sono appunto particolari categorie di ragazzi e di ragazze ad essere percepiti come vulnerabili per alcune caratteristiche di tipo psicologico o fisico.
Gli studenti timidi, sono poco protetti, hanno pochi amici, hanno un buon rendimento scolastico. I portatori di handicap psico-fisici, con evidenti stati di disagio, con problemi di autismo ecc. sono oggetti di particolari violenze da parte dei compagni. Un capitolo a sé è rappresentato da coloro che provengono da diverse etnie, i cosiddetti stranieri.
Giustamente compiaciuto, il Ministro Fioroni ha sottolineato che “la ha scuola non fa più lo struzzo, non ha paura dei più recenti fenomeni di bullismo e ha acquisito la consapevolezza per intervenire, ma è necessario dire basta alla gogna mediatica. Il bullismo è un fenomeno rilevante da un punto di vista qualitativo, ma irrilevante se pensiamo agli otto milioni di studenti e al milione di insegnanti. La scuola è fatta anche e soprattutto di tante buone pratiche che meritano di essere conosciute. Quello che serve è un patto reciproco di sostegno tra scuola e famiglia per affrontare e risolvere il problema”.
C’è da augurarsi che ci troviamo dinanzi ad un percorso appena iniziato. Guai a pensare che il problema sia stato risolto con l’averne preso coscienza dell’aspetto quantitativo. Occorre, invece, andare alle radici e vedere come superare il disagio della scuola in questo particolare momento. Occorre vedere, cioè, se è possibile gettare le basi di una scuola in cui gli studenti si identifichino e in cui trovino la gioia ed il piacere ed il gusto di vivervi.