Attacchi al corpo docente, episodi di violenza in classe, dispersione ed interruzione continua delle attività didattiche. Queste le conseguenze “visibili” del bullismo che interessa da vicino l’ambiente scolastico e i docenti. Gli effetti “invisibili” frutto diretto di un fenomeno originato da una cesura sociale tra gruppi, prospettive come risposta violenta alla sofferenza di un’intera generazione, si ritrovano nei singoli oggetti e soggetti del bullismo stesso; i ragazzi perdono i loro riferimenti, sicurezza, iniziano a sviluppare la concezione di un mondo ostile, peggio ancora indifferente e privo di coraggio nel combattere attivamente, dal principio, quei fenomeni che denaturano la società e la conducono a forme espressive come la violenza.
Le scuole si confrontano con l’esplosione delle psicopatie – leggere all’inizio – come ansia e depressione negli studenti vittima del bullismo, il conseguente isolamento ed il futuro a rischio. In Europa numerosi paesi, tra cui quelli la Penisola Scandinava, combattono attivamente il fenomeno specie nelle periferie delle maggiori città, aree complesse in cui lo sviluppo economico e culturale è spesso scarsamente progressivo o del tutto assente; intere regioni vedono la presenza di vere e proprie baby-gang integrate nella criminalità locale ed utilizzate per il traffico di sostanze illecite. La scuola resta talvolta l’unica – ed ultima opportunità – nei paraggi per salvarsi da un futuro incerto ed inquinato da rabbia, violenza e rimorso.
Il bullismo in Europa non si tratta solo di un qualcosa che lambisce la percezione della sicurezza collettiva, ma l’espressione di un disappunto, sofferenza di una generazione attraverso atti violenti contro cose o persone. Le strategie da adottare possono risultare dirette, agendo e perseguendo anche penalmente gli interessati o indirette, curando e comprendendo a fondo le dinamiche sociali ed emotive proprie del fenomeno. Ma c’è di più. La Danimarca, insieme a Svezia e Finlandia, ha uno dei tassi di bullismo più bassi in Europa.
La Sluseholmen Skole di Copenaghen è una delle tante scuole danesi dove ai bambini viene insegnato fin dalla tenera età come evitare il bullismo, che qui causa meno danni che altrove in Europa. La meditazione e le coccole fanno parte della routine mattutina degli alunni della scuola primaria della Sluseholmen Skole. Per l’insegnante Maja Hindsgaul intervistata dalla testata Euronews, il benessere è la chiave dell’apprendimento. “Sono quella con cui possono parlare se qualcosa è difficile. E in realtà parlo molto di chi sono e di cosa mi piace, e che va bene se gli piace abbracciarsi. Mi piace anche quello”.
Questi metodi sono solo alcuni esempi dei programmi utilizzati in molte scuole danesi per prevenire il bullismo, già all’asilo. E gli studenti risultano molto ricettivi. “Tutti hanno pieno rispetto reciproco”, ha detto l’allieva Polly Schlüter Bingestam intervistata dalla medesima testata. “Gli amici ti aiutano se sei vittima di bullismo perché fermano i bulli e chiamano un insegnante”. Fatemeh Shahmarvand è un genitore e fa parte del consiglio scolastico. Ciò consente ai genitori di prendere parte alle decisioni riguardanti i programmi scolastici, il che svolge un ruolo chiave nella prevenzione del bullismo, afferma Fatemeh.
“Penso che la cosa più importante sia che se vedi che i tuoi figli si sentono male, prendi la cosa sul serio e cerchi di scoprire cosa potrebbe esserci che non va, che noi genitori parliamo con i nostri figli e troviamo come renderli un po’ più robusti in modo che possano imparare ad affrontare le avversità”, ha detto a Euronews. Il periodo COVID ha inoltre compromesso i rapporti tra docenti ed alunni a seguito dell’introduzione di strumenti di apprendimento a distanza, dando luogo a sensazioni di isolamento con la sporadica comparsa di psicopatie a basso spettro (ansia e depressione in testa) le cui forme di comunicazione sono risultate sempre più violente.
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