Il noto rapper J-Ax, al secolo Alessandro Aleotti, di recente fautore e protagonista della reunion con Dj Jad, con il quale ha formato negli anni novanta il duo Articolo 31, ha parlato di bullismo, dando un consiglio a tutti i giovani che ne sono vittime e ai loro genitori ai microfoni de La Stampa.
Com’è noto, ne ha parlato spesso in molte canzoni autobiografiche, J-Ax è stato vittima dei bulli da ragazzino. “Ero considerato uno sfigato nel posto in cui vivevo, la provincia benestante e conformista, dove vieni additato come ‘diverso’ già solo se non ti vesti come gli altri. Tutto è passato nel momento in cui ci siamo trasferiti. Quando sono arrivato a Milano c’erano tanti più poveri di me. Da bambino ci fai poco caso, da adolescente ti cade il mondo addosso. Il bullismo oggi assume forme anche più gravi. Una volta finiva quando arrivavi a casa, oggi può continuare online”, ha esordito, facendo un paragone tra la sua generazione e quella odierna.
J-Ax ha poi dato un consiglio a chi, oggi, è vittima di bullismo: “Parlare, anche con i genitori. E ai genitori bisogna dare una mano mettendo in piedi delle strutture che gli permettano di affrontare questi argomenti con maturità. Siamo in un Paese di analfabeti funzionali, dove ho paura che se un bambino torna a casa e dice che viene bullizzato, poi il padre va a picchiare il papà di quello che lo bullizza. Gli adulti devono saper affrontare queste situazioni prima dei ragazzi. I bulli riflettono sempre una cattiva educazione e le situazioni problematiche in casa”. Insomma, secondo il cantante il ruolo dei genitori è fondamentale.
“Quando si diventa genitore bisogna mettere come priorità il benessere dei propri figli e come secondo il proprio. Tanti artisti non lo fanno, io metto mio figlio prima di tutto”, ha poi aggiunto, parlando della propria esperienza personale da genitore.
Qualche giorno fa abbiamo riportato le parole dello scrittore pugliese Gianrico Carofiglio, ex magistrato e politico, premio Strega, autore di “Testimone inconsapevole” e “La misura del tempo“, che si è aperto ai microfoni de Il Corriere della Sera. Nel corso dell’intervista lo scrittore 62enne ha ripercorso alcuni momenti della sua vita, primo fra tutti l’adolescenza e gli anni della scuola.
“Da ragazzino ero sfigato. Timido, fragile, goffo, sono stato bullizzato fino ai quattordici anni”, ha rivelato, così come hanno fatto tantissimi altri personaggi noti. Per fortuna il karate ha praticamente salvato il giovane Carofiglio, come ha spiegato lui stesso: “Ho cominciato a praticare le arti marziali e il bullismo è cessato, si sono invertiti i ruoli”.
Lo scrittore ha anche raccontato un curioso aneddoto che ha a che fare con lo studio: “Sono stato fortunato in tanti aspetti della mia vita. Ma faccio un piccolo esempio per capire. Dovevo fare gli orali per il concorso in magistratura. C’erano tredici materie e quella per me più ostica era diritto ecclesiastico. Non sapevo niente, era arrivato il momento degli esami. Ho aperto a caso una pagina del libro di testo. E il professore mi disse che alla domanda di quell’argomento non aveva mai risposto nessuno”.
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