Gli istituti del Vecchio Continente, così come riportato dai lavori scientifici e statistici di EuroStat, Eurydice ed UNICEF è considerato attraversato da una profonda ed identitaria crisi sociale che si consuma molto spesso in episodi violenti, anche a danno dei docenti, ai quali spesso non vengono forniti, durante la formazione continua, degli strumenti efficaci non solo di mera difesa, ma anche di prevenzione con il mantenimento di un ambiente educativo salubre e coeso. Il fenomeno del bullismo e le relative dinamiche spaziali, si diffonde relativamente anche sul web, dando luogo ad una dimensione molto complessa da controllare: questo si esprime in insulti e minacce e a danno degli studenti più deboli, pubblicazione di contenuti altamente offensivi sulle piattaforme social, denigrazione pubblica ed altro ancora, che alimenta in alcuni soggetti dinamiche fobiche sociali, ansia e depressione che incidono negativamente e pesantemente sulla partecipazione attiva alla vita scolastica ed al rendimento didattico dello studente. Le aree a maggior rischio, sostiene UNESCO basandosi sui dati più recenti (2019), sono quelle le cui dinamiche di sviluppo (misurate da ISU e ISG) sono quelle più vulnerabili a livello sociale ed economico, ove incidono non solo disoccupazione e miseria diffusa, ma anche criminalità a ridotto ed ampio spettro.
Il primo elemento riguarda l’età. I dati HBSC suggeriscono che l’età può avere un impatto minore sulla perpetrazione del bullismo. Le differenze tra i gruppi di età erano meno pronunciate, con una prevalenza segnalata di atti di bullismo del 22,9% in quelli di 11 anni, 27,5% in quelli di 13 anni e 26,1% in quelli di 15 anni. Gli studenti più grandi potrebbero essere più esposti al cyberbullismo rispetto a quelli di età minore. Per il cyberbullismo tramite messaggi, le stime sulla prevalenza variavano poco tra gli studenti di 11 anni e quelli di 15 anni ma, dei 22 paesi europei presi in esame con differenze significative tra i gruppi di età, gli undicenni hanno riportato la prevalenza più alta solo in tre paesi, pertanto l’incidenza è da considerarsi minoritaria. Per il cyberbullismo tramite immagini, la categoria di età più giovane ha riportato la prevalenza più bassa. Le prove disponibili indicano che la frequenza delle punizioni corporali a scuola diminuisce con l’età. Secondo fattore d’incidenza, più importante, è relativo allo stato socio-economico del gruppo familiare in oggetto dal quale lo studente proviene, anche in riferimento alla povertà. Chi proviene da situazioni di povertà assoluta (60 %) è più probabile che prenda parte a dinamiche di bullismo rispetto ad un coetaneo in povertà relativa (12 %) e moderata (28 %).
I risultati di questo rapporto sullo stato della violenza e del bullismo nelle scuole e le prove dei paesi oggetto di studio sui fattori che contribuiscono al successo nella riduzione della prevalenza della violenza e del bullismo nelle scuole rafforzano le raccomandazioni dei Rapporti 2016 e 2018 del Segretario delle Nazioni Unite – Generale all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla protezione dei bambini dal bullismo. In linea con queste raccomandazioni, è necessario:
· per le istituzioni locali, garantire che la legislazione sia in atto per salvaguardare i diritti dei bambini e sostenere le politiche per prevenire e rispondere alla violenza scolastica e al bullismo;
· per i singoli plessi, migliorare la disponibilità di dati accurati, affidabili e disaggregati e attuare iniziative basate su prove basate su una solida ricerca;
· per i docenti, formarli e sostenerli per prevenire e rispondere alla violenza e al bullismo nelle scuole. In questo caso sono utili, anche secondo i dati Eurydice, corsi di formazione altamente specializzati per non solo contrastare i fenomeni di bullismo, ma anche prevenirli con la cura ed il mantenimento delle classi da parte dei docenti ed un appropriato dialogo con le famiglie a rischio (da tenere in considerazione, come detto sopra, lo status socio-economico del gruppo in oggetto);
· fornire informazioni e sostegno ai ragazzi e ragazze per consentire loro di parlare e cercare sostegno;
· promuovere la partecipazione significativa degli studenti agli sforzi per prevenire e rispondere alla violenza scolastica e al bullismo;
· dare la priorità a coloro che sono particolarmente vulnerabili, a causa di etnia, disabilità, genere o orientamento sessuale;
· stabilire meccanismi di segnalazione, reclamo e consulenza sensibili ai bambini e approcci strutturati ed operativi.
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