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Bullismo: per 3 italiani su 4 sta diventando un assillo

Il bullismo è “sentito” dalle famiglie italiane come un problema sempre più assillante: in base ad un sondaggio promosso dalla “Confesercenti-Publica ReS” sugli episodi di violenza e teppismo, pubblicato il 28 luglio, tre intervistati su quattro ritengono in aumento la violenza giovanile, solo l’1% la ritiene in diminuzione, mentre il 58% mette addirittura il bullismo in cima alle manifestazioni più preoccupanti dell’aggressività dei giovani.
Per comprendere come il fenomeno dell’aggressività giovanile (espressa sotto varie forme) stia ormai prendendo il sopravvento basta andare a guardare alle preoccupazioni degli italiane dovuta ad altre motivazioni: le droghe e l’alcol si fermano al 46%, la violenza sessuale al 36%, mentre più distanziati sono il teppismo da stadio (20%) e le forme di fanatismo (16%).
Emblematico anche il fatto che un italiano su tre ritenga la violenza giovanile un “problema nuovo” per il quale occorre “occuparsene senza indugi”. Il 63% degli intervistati giudica anche il fenomeno presente “da sempre”, mentre solo un 6% lo considera un falso problema generato dai mezzi di comunicazione.
Tra i commenti a caldo spicca quello del senatore del Pd, Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione, che si è lamentato per i 195 milioni di euro che il Governo avrebbe sottratto agli sport di base e dilettantistici, considerati settori fondamentali per la sana crescita dei giovani: “I fenomeni di bullismo – ha detto Rusconi – sono il sintomo di un disagio, spesso dovuto alla solitudine e al vuoto che circonda moltissimi giovani italiani. Per questo è necessario che chi governa aiuti chi ha responsabilità educative all’interno delle istituzioni scolastiche a formare i nostri giovani, a farli crescere nel culto dei valori sani. Occorre anche che il Governo investa di più nello sport, in particolare in quello dilettantistico  di cui non mi stancherò mai di rimarcare l’alto valore sociale ed educativo”.
Il fenomeno bullismo è ormai molto sentito a tutti i livelli. Sia generalizzato che tra gli stessi giovani. Un altro recente studio, sempre realizzato da Confesercenti, ha fatto emergere come violenza e droghe siano motivi di forte allarme anche fra gli stessi giovani: la percezione della violenza a scuola è salita addirittura di otto punti (dal 23% al 31%) rispetto alle risposte di quattro anni prima. Il 34% di quegli stessi giovani intervistati ha denunciato che la penetrazione nelle scuole delle droghe è il reato più diffuso, con una crescita del numero di spacciatori che entrano nelle scuole, passata dal 23% della prima rilevazione al 40%.
“Ogni anno gli atti di vandalismo e danni vari sono circa 40 mila, di cui 10 mila riguardano lesioni personali”, ha spiegato Confesercenti. La casistica è “nettamente in aumento rispetto al reato di furto che invece cala pur rimanendo quantitativamente prevalente”. Significativo anche il fatto che “il 15% dei ragazzi che si rendono responsabili di un reato – sottolinea Confesercenti – ha meno di 14 anni”.
In aumento, come noto, anche i reati commessi in ambiente digitale, soprattutto attraverso riprese con il cellulare cui segue la divulgazione attraverso canali di comunicazione innovativi come You Tube: l’ultimo episodio di cronaca è del 28 luglio: quattro giovanissimi si sarebbero filmati con i telefoni cellulari mentre devastavano due aule della scuola elementare del quartiere di Tor Tre Teste a Roma. Su quest’ultimo punto in particolare si è soffermato il Codici, il Centro per i Diritti del Cittadino, per il quale in Italia servono “azioni educative all’uso consapevole dei nuovi media al fine di aiutare le giovani generazioni a capire la gravità degli atti e al fine di fermare l’evoluzione di questo fenomeno. Il Ministero della pubblica istruzione deve inserire nel programma di prevenzione al disagio minorile lo studio di materie curricolari che forniscano agli studenti le capacità per una decodifica approfondita della realtà insieme alla proposta di attività strutturate e coerenti con il percorso di formazione”.
L’ascesa del bullismo è monitorata sopratutto dai sociologi, molti dei quali sono stati costretti negli ultimi tempi a rivedere diverse convinzioni sulla “devianza” giovanile. Anche se secondo Monia Napolitano, sociologa del Codici, “non è la prima volta che il nostro paese è teatro di fenomeni di violenza di questo tipo: l’ultimo fatto accaduto in una scuola elementare romane rimanda ad un fenomeno di ‘cyberbulling’, ovvero l’utilizzo dei nuovi media per divulgare gli atti di vandalismo o bullismo attraverso canali multimediali”. Un fenomeno che se continuerà a crescere su questi livelli è destinato a trasformarsi in emergenza.
Alessandro Giuliani

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