Interessante sentenza del tribunale di Roma che interviene in materia di bullismo a scuola, a proposito di uno studente che vessava il compagno in maniera ripetuta: Va condannata la scuola che rimane inerte di fronte ad episodi di bullismo. In questo caso, paga il Ministero dell’Istruzione. Che però può accertare responsabilità nei confronti dell’istituto in cui avvengono gli episodi.
Paga la scuola se non interviene
Come riporta Italia Oggi, la tredicesima sezione del Tribunale di Roma, con la sentenza n. 6919/2018 ha accertato danni fisici e non-patrimoniali per un ragazzo che subiva aggressioni da parte di un compagno di classe. Per il giudice a pagare dovranno essere il bullo (nel frattempo divenuto maggiorenne) ed i suoi genitori. Ma anche la scuola, rappresentata come detto dal Miur.
Bisogna sottolineare che la condanna è dichiarata in solido, ossia
il creditore, la vittima anch’egli maggiorenne, può pretendere il pagamento dell’intera somma da uno qualsiasi dei debitori solidali.
La vicenda e le responsabilità degli insegnanti
A guidare il verdetto sono entrati diversi elementi: primo fra tutti l’articolo 2048 del Codice Civile che riferisce ai precettori ed agli insegnanti le responsabilità per i fatti illeciti commessi dagli allievi, per il tempo che sono sotto la loro vigilanza.
In una ricostruzione degli eventi viene riportata l’intera vicenda: i ragazzi frequentavano la prima classe di un istituto tecnico (ragioneria), e sin dai primi giorni il bullo trovava pretesti per insultare e vessare la sua vittima, per l’intero anno scolastico. Il preside, come riportato, non è mai intervenuto, nonostante i fatti fossero evidenti e noti al corpo docente. Di tanto in tanto alcuni professori avrebbero rimproverato il ragazzo, ma con scarsi esiti. Infatti, il bullo ha continuato indisturbato la sua opera, fino a che un giorno, dopo aver insultato e minacciato in classe la sua vittima, all’uscita da scuola è passato ai fatti, sputando, spintonando e sferrando dei pugni in faccia al compagno, che ha subito un intervento chirurgico per la frattura del setto nasale.
Pertanto, le omissioni di provvedimenti da parte della scuola, sono state fortemente valutate nella decisione di condannare
scuola e ministero per la «culpa in vigilando». Non basta: la sentenza del Tribunale romano giustifica la condanna alla scuola perchè, pur avendo ricevuto due formali denunce e richieste risarcitorie, (dopo il grave fatto lesivo) da parte del legale dei genitori dell’alunno vittima del bullismo, questa non aveva fornito alcuna risposta.
Il Miur contro la scuola?
Adesso bisogna vedere se il Ministero della Pubblica Istruzione procederà contro il dirigente per negligenza nell’assolvimento dei propri doveri di servizio pubblico. Perchè è vero che in prima battuta ne risponderà il Miur per i danni alla vittima, ma questo potrebbe benissimo riversare sul ds e l’istituzione scolastica la responsabilità dell’accaduto.