L’attualità recentissima ha messo in rilievo un triste fenomeno che coinvolge in negativo i minori di tantissime città italiane. Minori che salgono alle cronache per atti di violenza, di bullismo e, quasi fosse un gioco divertente, accade anche che questi ragazzi si radunino per organizzare mega risse. Dopo il secondo caso di violenza tra minori accaduto a Reggio Calabria, abbiamo contattato il sociologo Antonio Marziale, già eccellente Garante dell’adolescenza e l’infanzia della Regione Calabria per parlare con lui di questo triste fenomeno.
Non si è ancora spenta l’eco dell’accoltellamento di un minorenne a Piazza Camagna di Reggio Calabria, che la cronaca è costretta a registrare un’altra vittima di aggressione, all’esterno dell’Istituto Industriale “Panella-Vallauri” della città dello Stretto, colpito da alcuni compagni muniti anche di un martelleto tipico dei kit d’emergenza degli scooteristi.
Questi sono soltanto alcuni degli ultimi casi, di una lunga serie di altri casi accaduti su tutto il territorio nazionale.
Per il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e già Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, che abbiamo sentito su questo grave problema: “Il fatto che questa gioventù utilizzi “armi” di offesa, come coltelli e martelletti, significa che non hanno la percezione dei limiti della violenza, immersi come sono in un magma indifferenziato dove la linea di demarcazione tra reale e virtuale non esiste. Credono di “vivere” le scene virtuali dei videogiochi, dove alla riaccensione del sistema il morto tecno-miracolosamente resuscita. Ma non avere la percezione non vuol dire non essere consapevoli che un corpo contundente possa ferire ed uccidere. Per tale ragione urge mettere mano al codice di procedura penale minorile, partorito dal legislatore quando tra le masse in età evolutiva veleggiava la devianza. Oggi è criminalità allo stato puro e l’adolescenza non è una malattia attenuante”.
Ma, la stoccata più pungente il presidente dell’Osservatorio la riserva ai genitori: “Che durante la Dad hanno fatto fuoco e fiamme per tenere i ragazzi lontani dal computer, dimenticando che la scuola stava agevolando il diritto allo studio e non già alcun dovere, però quando sono a stordirsi alla consolle dei videogiochi li lasciano indisturbatamente per interminabili ore. È tempo che la genitorialità impari ad esercitare il ruolo che le compete. Non si può immaginare di schierare l’esercito per controllare i minori. La legge – conclude Marziale – conferisce ai genitori “responsabilità”, che ha sostituito la “patria potestà”. Quei genitori che non la esercitano efficacemente siano chiamati a rispondere ad una giustizia che mai come ora è tenuta a mostrare i muscoli”.
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