In origine, per gli attuali partiti di Governo la Buona Scuola doveva essere cancellata. Poi, ridosso delle elezioni, si andò oltre, per rafforzare il concetto: si sarebbe dovuta “smantellare”, disse alla Tecnica della Scuola l’attuale vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Leggermente più cauto si espresse, sempre alla nostra testata giornalistica, l’altro vicepremier dell’Esecutivo Conte, ovvero Matteo Salvini che ricopre pure l’incarico di ministro dell’Interno: per lui la Legge 107/15 si sarebbe dovuta “rivedere in maniera radicale”.
L’esito delle elezioni del 4 marzo lo conosciamo tutti: M5S e Lega hanno raggiunto risultati storici. Saliti al Governo, i toni contro la Buona Scuola si sono man mano smorzati. Per i “grillini”, ad esempio, l’obiettivo da raggiungere non era più lo smantellamento, ma il “superamento”: non è proprio la stessa cosa, ma l’intenzione rimane chiara.
Ora, però, siamo scesi ad un livello ancora inferiore: si parla di “ottimizzazione” e di “condivisione”.
A dettare la linea soft, sempre nei confronti della discussa riforma Renzi-Giannini, è stato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, rivolgendosi l’11 luglio, a Palazzo Madama, alle commissioni congiunte Istruzione di Camera e Senato.
” La scuola e l’università – ha detto il titolare del Miur – sono state oggetto di riforme a ritmo tale che la nuova si presentava quando l’altra non era ancora realizzata. L’obiettivo che mi prefiggo è quello di ricreare un clima di serenità e di fiducia, senza ricorrere a nuove riforme e ad ulteriori strappi”.
D’altra parte – ha aggiunto Bussetti – se non vi è l’intenzione di stravolgere la riforma della ‘Buona Scuola’, come ha anche assicurato il Presidente del Consiglio, reputo che i nodi emersi in questi anni di applicazione vadano affrontati e sciolti completamente, in modo condiviso: quello che propongo è un riallineamento complessivo che ottimizzi un impianto normativo ormai operativo da qualche anno“.
Comunque, ha detto in modo chiaro, non è intenzione di questo Governo “stravolgere la Buona Scuola”.
Il responsabile del dicastero dell’Istruzione ha poi ricordato di essere subito intervenuto su uno dei punti maggiormente critici della legge 107/2015, l’istituto della “chiamata diretta” dei docenti. La quale è stata la prima norma della Buona Scuola a saltare.
“Con l’accordo sindacale, siglato il 26 giugno scorso già dal prossimo anno scolastico questo istituto è stato superato: anche in questo caso, è stata data attuazione a una precisa previsione del Contratto per il governo del cambiamento, sostituendo la chiamata diretta, connotata da eccessiva discrezionalità e da profili di inadeguatezza, con criteri trasparenti e obiettivi di mobilità ed assegnazione dei docenti dagli ambiti territoriali agli istituti scolastici”.
Le parole di Bussetti non sono sfuggite a chi lo ha preceduto al palazzo bianco di Viale Trastevere. Pur con la scusa che la scuola ha bisogno di tranquillità, sostanzialmente il neo ministro Marco Bussetti ha affermato che gli interventi previsti dalla Buona Scuola vanno mantenuti, ha commentato l’ex ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, confermata senatrice con il Pd.
Secondo la Fedeli, Bussetti “non ha avuto il coraggio di dirlo ma in sostanza i contenuti fondamentali della Buona Scuola li ha confermati. Nè ha detto che verrà fatto di più di quanto già fatto sul diritto allo studio o sull’inclusione. Insomma, l’impianto e i contenuti della legge 107 rimangono in piedi, mentre in campagna elettorale la Lega aveva detto esattamente il contrario”, fa notare anche la democratica.
Anche sulla chiamata diretta, sempre per la Fedeli, l’attuale ministro “ha fatto solo una intesa con i sindacati, non è chiaro cosa è cambiato rispetto alla legge 107”.
Sull’alternanza scuola-lavoro, poi, per Fedeli il ministro “è stato fantastico: ha detto le stesse cose che abbiamo detto e fatto anche noi e cioè che bisognava ricondurla a controllo e che deve essere massima la qualità, anche se non ha riconosciuto che già con il governo Gentiloni è stato fatto molto in tal senso, perfino una piattaforma per i controlli”.
Secondo la ex ministra, sulla vicenda di maestri con diploma magistrale Bussetti invece “sta congelando la questione ma non sta risolvendo nè il problema delle diplomate nè quello delle laureate e non sta mettendo in sicurezza la continuità scolastica: settembre è dietro l’angolo”.
La verità, per Fedeli, è che “per dare una risposta equilibrata a questo tema serve di provvedimento di legge per determinare criteri differenti per poter far assumere attraverso un concorso dedicato anche le diplomate magistrali. Ma per fare questo serve un disegno di legge”. Infine, sulla vicenda di quasi 5mila pensionamenti che rischiano di saltare, Fedeli ricorda che il governo di cui fece parte ha approvato il concorso per i dirigenti scolastici per avere una previsione anche di coloro che vanno in pensione.
“È necessaria la programmazione, e c’è da tempo una interlocuzione con l’Inps su questa materia. Le esigenze della scuola – ha concluso Fedeli – hanno tempi diversi rispetto agli altri settori: noi non andiamo per anno solare ma scolastico; le procedure dell’Inps si dovevano adattare al sistema scolastico”.
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