Categorie: Politica scolastica

Buona Scuola cattiva con i docenti…

Nucleo d’istituto per la valutazione dei crediti, registro nazionale dei docenti, la “banca ore”, la mobilità “orizzontale” dei docenti tra le diverse scuole per la valorizzazione dei meriti, nel conteggio del 66% per ciascun istituto, la mobilità professionale: da cattedra ad organico funzionale, il docente mentor, tutti elementi significativi ed importanti che necessitano una nuova cultura ed una rinnovata idea di scuola.

Vino nuovo in otri vecchi” è stato definito il progetto effervescente e spumeggiante nella forma, apparentemente “dolce” e “bello” che disegna una “buona scuola” e quindi efficiente e di qualità, ma, se si prende coscienza dei vincoli normativi, che bloccano e mortificano la carriera e gli stipendi dei docenti, sempre più decurtati e ridotti per una serie di leggi, leggine, decreti e intese, anche con l’avallo delle organizzazioni sindacali, la situazione appare alquanto tenebrosa.

Secondo la lettura chiara e franca presentata dal prof. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, in un seminario di studio presso l’ITIS “Cannizzaro” di Catania, risulta che lo stipendio dei docenti resterà bloccato dal 2013 fino al 2018; gli anni 2010/2012 non valgono per la progressione di carriera dei neoassunti, i quali perdono anche il primo gradone stipendiale, nel passaggio dal TFS al TFR per il 2011/2012 il singolo docente perde circa tremila euro, lo Stato non ha versato in solido i contributi INPS né del TFR per i docenti e poi l’allungamento della vita degli italiani proroga i limiti per andare in pensione, nella direzione dei 74 anni (docenti della terza età!) e, nonostante tutto ciò si apprende che la pensione, con la riduzione del 33% corrisponderà a circa 500 euro al mese e…. dopo tanti anni di lavoro.

Allora la scuola che si auspica e si progetta “buona” per gli studenti e la società, risulta proprio “cattiva” nei confronti degli operatori scolastici e rende impossibile ogni sforzo ed ogni prospettiva di miglioramento.

Gli annunciati investimenti per la qualità della scuola, si legge su Orizzonte scuola e sul “Sole 24 ore”, sono frutto non di scelte politiche finalizzate a sostenere la scuola, bensì da tagli di spesa, di fatto superiori agli investimenti, quali appunto: le commissioni degli esami di stato, il blocco degli scatti di anzianità, le supplenze brevi inferiori a 7 giorni, riduzione del fondo di funzionamento delle scuole e “razionalizzazione delle spese di pulizia”.

Nascosta nella grafica di un prodotto di dolciumi, con i colori della squisitezza e della bontà il libro rosso de “La Buona Scuola” contiene il veleno amaro della riduzione dello stipendio e l’annunciato “merito” e la tanta esaltata”premialità” sono quantificati in 60 euro dopo tre anni di lavoro con il conseguimento di tanti crediti didattici, formativi e professionali e per di più quest’aumento sarà riservato soltanto al 66% determinando tra i docenti: gelosia, rancori, ripicche, frustrazioni e demotivazione nel lavoro didattico, tanto usurante che non dovrebbe avere vincoli di permanenza in servizio, quando vengono meno le motivazioni di base al difficile compito di insegnare ed educare.

Addio sogni di gloria, addio prospettive di qualità.  Non si possono pretendere livelli di eccellenza e lasciare a bocca asciutta gli operatori scolastici, ogni giorno sempre più delusi e amareggiati, e quindi privi di ogni motivazione ed entusiasmo.

La consultazione pubblica consente anche di prendere visione della dietrologia che sostiene l’apparato innovatore e, quindi, di aprire gli occhi, guardando la realtà con la concretezza dei fatti e tenendo in mano il cedolino dello stipendio che un giorno diventerà pensione, (almeno si spera!).

Si auspica che la nuova politica di tagli per investimenti non si blocchi soltanto ai tagli e sostenga la forza del motore della scuola, che sono appunto i docenti.

C’è il rischio che il sogno della “buona scuola” si trasformi in un incubo, che produrrà soltanto negatività e danni sociali, producendo nei fatti una scuola “cattiva”.

Giuseppe Adernò

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