Spazio alla scuola nella rubrica della giornalista de La Repubblica, Concita Di Gregorio. La giornalista pubblica la mail di Elisa Bonadimani, insegnante che dice la sua sulla selezione dei docenti nella scuola pubblica: “Il nostro sistema è da sempre a due velocità: da una parte seleziona, dall’altra condona. Esistono regi decreti del 1859 coi quali si concedeva di entrare in classe a signorine che avessero superato le elementari e fossero giudicate di buoni costumi da parroco e sindaco. Poi sono cominciati i famigerati concorsi a cattedre: se vincevi entravi in ruolo, altrimenti ti mettevi in coda. Mentre in tutte le professioni se non superi una selezione ti accompagnano alla porta nella scuola basta aspettare, pazientemente, come alle poste, in fila”.
[…] Bonadimani racconta poi l’esperienza nell’ultimo concorso e della Legge 107/105: “Nell’ultimo concorso hanno deciso di interrompere questa lunga serie di condoni con una selezione falcidiante e spesso anche ingiusta (percentuali di bocciati molto diverse nelle varie Regioni). Entrano dunque in ruolo nella scuola pubblica solo coloro che, già abilitati, superano questa durissima selezione. Tutto bene? Per niente. Perché ecco che ricomincia la sanatoria; la delega sul transitorio (legge 107/2015 – la Buona scuola) prevede una seconda chance per tutti i bocciati: un orale fasullo (senza voto minimo. A che serve? Perché interroghiamo i nostri alunni se poi a noi insegnanti non piace l’idea di fallire?) e una nuova gigantesca graduatoria dalla quale attingere”.
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[…] Bonadimani si chiede: “Ora – tralasciando le polemiche tra chi le abilitazioni se le suda, chi le ottiene con un ricorso o un piccolo condono, chi se le compra in Albania o Romania – vorrei chiedere: è accettabile un sistema che da un lato seleziona ferocemente, forma (e ferma) a colpi di test le nuove generazioni, dall’altro sana e condona chi va in tribunale o vanta requisiti stantii? Così la scuola continua a essere un gigantesco calderone di docenti ultratitolati, altri figli di un vecchio sistema e restii ad ogni forma di aggiornamento, altri mai selezionati e incapaci, altri che aggirano le vie istituzionali e si fanno largo a colpi di cautelari tra i banchi e le graduatorie”.
“Ora mi si dirà: la legge 107 pone fine a questo marasma inaugurando un sistema chiaro. Vero, ma nel frattempo tocca sistemare ottantamila docenti che appartengono alle vecchie categorie. Non possono essere cancellati. Ma nemmeno si può condonare ancora una volta, in questo modo offensivo per chi abbia un briciolo di rispetto per il valore di questa professione. Se la politica pensa di aver vinto con questa delega che strizza l’occhio ai sindacati sbaglia di grosso. La scuola continuerà a procedere a due velocità, ad essere un gigantesco ufficio di collocamento. Nulla di più”.
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