Cresce lo scetticismo per il numero di consultazioni riscontrate sulle linee guida di riforma, il documento che il Governo ha intitolato la Buona Scuola: ad un mese esatto dall’avvio dei contatti, che corrisponde anche a metà del percorso programmato per dare modo alla cittadinanza per esprimere il proprio pensiero sul testo, i 30mila questionari ‘postati’ non possono costituire un numero soddisfacente.
Del modesto dato si è parlato anche durante la tavola rotonda sulla Buona Scuola, svolta il 15 ottobre a Tivoli nell’ambito dell’Assemblea nazionale della Cisl Scuola.
Il segretario generale di comparto, Francesco Scrima, ha ricordato che “sono circa 20 milioni, se consideriamo gli studenti e le loro famiglie, le persone in qualche modo direttamente coinvolte in una rapporto diretto col mondo della scuola. E più o meno un milione le persone che ci lavorano. Per questo ci stupisce la grande enfasi che viene posta su 30.000 risposte ai quesiti della consultazione on-line. Questo è prevalentemente un sondaggio – ha detto ancora Scrima – e rispettiamo le opinioni che vi si esprimono, ma sul livello di competenza che vi si riscontra avremmo qualcosa da dire.”.
Qualche frecciata è arrivata anche sul tema del merito dei docenti, che a detta del sindacalista viene ancora una volta richiamato, nel progetto del governo, in modo superficiale e “ideologico”.
In precedenza il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello aveva posto l’accento sul rapporto cruciale tra percorsi formativi e mercato del lavoro, anche in riferimento alla testimonianza con cui si sono aperti i lavori, quella in cui Eraldo Affinati, insegnante e scrittore, aveva presentato la sua esperienza di scuola rivolta prevalentemente agli “ultimi della classe”.
Alla tavola rotonda ha pertecipato anche Milena Santerini (Popolari per l’Italia): “per anni – ha detto – abbiamo fatto consultazioni che non approdavano a decisioni, ora si rischia di decidere senza una consultazione vera. Quella in atto non lo è”. Per la Santerini bisognerebbe, invece, partire dalla rilevazione dei bisogni della scuola, e legare a questo ogni ragionamento su quante e quali assunzioni; investire sulla formazione del personale per sostenere i processi di innovazione e per un efficace contrasto alla dispersione e agli abbandoni; e avere certezza delle risorse da investire sul sistema di istruzione, se si vuol dare credibilità a progetti ambiziosi.
A dire la sua anche l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni (Pd), secondo cui “un passo avanti rispetto ai sondaggi dell’era Berlusconi, almeno oggi siamo alla consultazione on line. Ma da qui a una consultazione vera ce ne corre. Attorno al progetto si vorrebbe vedere in campo un po’ più di competenze, mentre c’è talvolta qualche arroganza di troppo”. Sulle assunzioni, il segnale dato è importante, ma rischia di non essere risolutivo di tutti i problemi. Molti dubbi ha avanzato Fioroni sulle carriere “per competenza”, eccessivamente piegate a una logica di competizione esasperata, con meccanismi lasciati nel vago o ampiamente discutibili. Tuttavia è sbagliato, dice Fioroni, opporsi al riconoscimento del merito: quella “correttamente intesa e applicata, è l’unico vero antidoto alla cultura del privilegio e deve pervadere la scuola in ogni suo aspetto, dalla didattica alla gestione del personale”.