Volendo fare un bilancio della “buona scuola”, a due anni dal suo varo, appare evidente che le attese e gli annunci “stupefacenti” del premier Matteo Renzi sono stati travolti dalla concreta attuazione della legge 107 che non ha abbracciato le tante speranze che aveva suscitato.
E infatti, quando Paolo Gentiloni formò il suo Governo, per causa del fallimento del referendum sulle riforme del 4 dicembre 2016, tutti i Ministri del precedente esecutivo vennero confermati, tranne appunto quello dell’Istruzione e di tutto lo staff, a partire da Stefania Gainnini a finire con Davide Faraone.
Tuttavia a due anni di distanza si può dire che in fondo tutto negativo non è stato, ma neppure positivo, anche se l’Ocse ha promosso i nuovi dispositivi della Buona Scuola come strumenti importanti di crescita economica.
E infatti bisogna tenere conto, al di là delle strumentalizzazioni, che con la Buona Scuola ci sono stati comunque tre miliardi in più a regime sul capitolo istruzione. E questo è un dato importante se si fa riferimento al prima, quando al Miur venivano sottratti fondi.
Le assunzioni sono “effettivamente avvenute: oltre 87.000 solo nel 2015 (a fronte di una media di 24.000 all’anno)”, però, e qui sta l’errore macroscopico della politica degli annunci, ne erano state messe in conto prima 150.000 e poi, a conti fatti, 100.000.
“Per quanto riguarda il numero delle supplenze conferite annualmente, nel secondo anno di attuazione della legge, erano addirittura cresciute per effetto dei trasferimenti temporanei dei docenti, quest’anno invece si è scesi sotto le 90.000 cattedre coperte con supplenze e questo segna un’inversione di tendenza rispetto al passato degli ultimi 10 anni”.
Altro dato importante riguarda le graduatorie delle secondarie di primo e secondo grado, che sono praticamente svuotate.
All’opposto invece quelle delle primarie e della scuola d’infanzia che sono esplose a causa dei ricorsi dei diplomati magistrali.
Anche sull’alternanza scuola-lavoro, altra novità della legge 107, il bilancio è altalenante, sia per le difficoltà dei piccoli e medi imprenditori ad affiancare ai ragazzi un tutor, sia per i meccanismi di organizzazione affidate alle scuole, mentre, secondo un sondaggio accreditato ormai, sembra che poco più della maggioranza degli studenti lo abbia gradito.
Anche sull’edilizia scolastica, gli annunci hanno superato l’effettiva realtà della cose e, seppure non del tutto completa, è stata comunque e finalmente pubblicata l’Anagrafe delle scuole, cosicchè oggi sappiamo che sono 42 mila e ne conosciamo per lo più le loro condizioni strutturali; inoltre “per la prima volta l’Italia si è dotata a maggio 2015 di una programmazione nazionale triennale degli interventi di edilizia scolastica per il periodo 2015/2017”.
Bisogna poi aggiungere, dati alla mano, quattro miliardi di euro spesi a metà settembre 2017 per mettere in sicurezza le scuole, migliorarle e adeguarle alle normative. Quasi 12mila gli interventi fatti, per un totale di poco più di 7.100 scuole interessate.
Per potenziare l’offerta formativa scolastica anche in orario extrascolastico sono stati fatti 900 milioni di bandi nell’ultimo anno.
Per quanto riguarda invece la chiamata diretta dei prof da parte dei presidi, che aveva suscitato indignazione tra i docenti, con la ministra Fedeli sembra chiudersi questo incredibile capitolo, come pure tutte le farraginosità legate agli ambiti territoriali e ai trasferimenti.
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