Categorie: Politica scolastica

“BuonaScuola”: ma che razza di sito è?

 

Nel sito, infatti, si legge in bella vista: “Tutto ciò che è proposto in questo Rapporto lo abbiamo studiato, vagliato, incubato negli ultimi mesi. Oggi lo offriamo perché sia oggetto di dibattito e confronto fino a novembre, nel quadro di quella che vogliamo diventi la più grande consultazione – trasparente, pubblica, diffusa, online e offline – che l’Italia abbia mai conosciuto finora.

Lo offriamo ai cittadini italiani: ai genitori e ai nonni che ogni mattina accompagnano i loro figli e nipoti a scuola; ai fratelli e alle sorelle maggiori che sono già all’università; a chi lavora nella scuola o a chi sogna di farlo un giorno; ai sindaci e a chi investe sul territorio. Lo offriamo a tutti gli innovatori d’Italia.

Perché non esistono soluzioni semplici a problemi così complessi.

Perché ci aiutino a migliorare le proposte, a capire cosa manca, a decidere cosa sia più urgente cambiare e attuare.

Perché per fare la Buona Scuola non basta solo un Governo.

Ci vuole un Paese intero”.

 

La consultazione durerà per due mesi a partire da lunedì prossimo, 15 settembre, sino al 15 novembre.

Il sito presenta però diversi punti critici, oltre a quelli già segnalati: mentre da un lato, infatti, vengono esposti in una locandina i 12 punti chiave per l’attuazione della riforma, dall’altro, immediatamente sotto, vengono indicati solo 6 capitoli.

Da nessuna parte viene spiegato che i 12 punti sono all’interno dei suddetti capitoli e come sono distribuiti.

Ad esempio, i tre punti iniziali “Mai più precari nella scuola” “Dal 2016 si entra solo per concorso” e “Basta supplenze” sono inseriti tutti nel primo link “Chi assumiamo, perché e dove” che poi corrisponde al capitolo 1 “Assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno”.

Insomma una gran confusione, che certamente non aiuterà coloro che vorranno esprimere la propria idea sul nostro sistema scolastico, soprattutto i genitori e i nonni che della scuola hanno una visione molto particolare e limitata a quella frequentata dai loro figli e nipoti.

E poi come mai il sito che pomposamente si propone in due lingue, riporta in inglese solo la locandina dei 12 punti chiave e non l’intero rapporto?

Ed infine, mi si consentano due curiosità: chi tradurrà gli eventuali interventi dei nonni, genitori, fratelli, sorelle, ecc. scritte in lingue diverse dall’italiana per renderli comprensibili a tutti? E soprattutto quanto ci è costato

 

Daniela Girgenti

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