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Buoni pasto, Vizzini (M5S): “C’è volontà politica per estenderli a docenti ed Ata” [INTERVISTA]

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Buoni pasto per docenti ed Ata, una vera ingiustizia. Già la Tecnica della Scuola, nei mesi scorsi, ha trattato il tema che rappresenta una “stranezza” all’interno del panorama scolastico.

Per quale motivo un insegnante e tutto il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola non può accedere al buono pasto invece accordato agli altri dipendenti pubblici?

Gli altri lavoratori del comparto statale, ovvero quegli uffici che garantiscono l’apertura dei loro uffici anche nel pomeriggio, percepiscono effettivamente i buoni pasto. Mentre i lavoratori della scuola no. Soltanto gli insegnanti di scuola primaria e infanzia che devono vigilare in mensa scolastica possono accedere a questa gratis.

Oltretutto per i dipendenti degli uffici scolastici regionali e provinciali, l’utilizzo di questi voucher di buoni pasto è previsto.

Dunque, docenti e Ata “figli di un dio minore”: già devono fare i conti con uno stipendio fortemente ridotto, devono affrontare carichi di lavoro crescenti e con scarsissime possibilità di carriera.

L’Odg approvato dalla Camera

C’è una novità sulla vicenda. Ieri alla Camera, durante il dibattito per la conversione in legge del decreto “Concretezza”, è stato approvato un OdG che impegna il governo a valutare l’opportunità di estendere l’utilizzo dei Buoni Pasto al Personale ATA e al personale docente con rientro pomeridiano giornaliero, laddove la struttura scolastica non sia coperta da un servizio mensa.

Gloria Vizzini (M5S)

Promotrice dell’iniziativa è la deputata del Movimento Cinque Stelle, Gloria Vizzini, membro della Commissione Lavoro della Camera. Alla Tecnica della Scuola l’onorevole pentastellata si reputa soddisfatta: “Sì, si tratta di un primo passo in avanti. C’è la volontà politica, ma ancora tutto ciò deve essere tradotto in un emendamento”.

Quali sono i prossimi passi?

Beh, adesso bisogna valutare l’aspetto economico di un’operazione che prevede un investimento da parte dello Stato, ma che mira a sanare una situazione intollerabile dal punto di vista sociale. Sarà una priorità della mia agenda politica e la porterò avanti nei prossimi mesi.

Cambierebbe molto per il personale della scuola…

Sì, certo, gli orari e l’impegno lavorativo di docenti e Ata si sono evoluti nel tempo e attualmente una gran parte del lavoro viene svolto nel pomeriggio. Per mia esperienza personale, prima di diventare deputata, sono stata una docente che aveva il rientro obbligatorio il pomeriggio visto che nella scuola dove insegnavo vigeva la settimana corta. Non è una situazione isolata. La maggior parte degli Istituti adotta la settimana corta con orari condensati su cinque giorni e il conseguente impegno pomeridiano.

Cosa si aspetta, dunque, dalla maggioranza?

Spero che il Governo si faccia carico a breve della richiesta che riguarda migliaia di persone che da tempo sono in attesa di veder riconosciuti i loro diritti. Non solo: ciò mi augura venga anche inserito nel nuovo contratto scuola che dovrà essere firmato dalle parti sociali.

Il testo dell’Ordine del Giorno approvato

La Camera, premesso che:

l’articolo 5 reca disposizioni in materia di buoni pasto; i buoni pasto sono per loro definizione un istituto sostitutivo del servizio di mensa o refezione fornito dall’azienda, pubblica o privata, per la quale viene prestata attività lavorativa; la legge n. 107 del 2015 (Buona scuola) ha introdotto un potenziamento del tempo di apertura delle scuole oltre l’orario normale demandando ai dirigenti scolastici la possibilità di modulare l’offerta formativa e di adattarla ad orari prolungati;

circa il 95 per cento delle scuole italiane adotta la settimana corta e i turni del personale sono, quindi, condensati su cinque giorni lavorativi, così come accade per altri dipendenti pubblici. Ai docenti, però, spesso è richiesto di rimanere in servizio il pomeriggio per i rientri pomeridiani (nel caso in cui nell’istituto sia in vigore la settimana corta) o per svolgere riunioni, incontri con le famiglie, consigli di classe, scrutini e tutte le attività obbligatorie relative agli organi collegiali;

il personale ATA ha un orario lavorativo che, in particolare per i collaboratori scolastici, si prolunga quotidianamente nel pomeriggio; al riguardo si rileva che in tutte le amministrazioni pubbliche i dipendenti di aree simili beneficiano dei buoni pasto;

il personale ATA e scolastico in passato ha avuto orari lavorativi diversi rispetto ai dipendenti pubblici, ma, considerata l’evoluzione dell’impegno lavorativo che vede attualmente una gran parte del lavoro svolto nel pomeriggio, si configura una discriminazione nei confronti di una parte di dipendenti pubblici che vede lesa i propri diritti di accesso ai buoni pasto;

solo circa una scuola su due in Italia è dotata di servizio di mensa o refezione, impegna il Governo a valutare l’opportunità di estendere l’utilizzo dei Buoni Pasto al Personale ATA e al personale docente con rientro pomeridiano giornaliero, a seguito del tempo pieno o prolungato svolto dagli studenti, laddove la struttura scolastica non sia coperta da un servizio mensa.