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Buoni propositi e primi atti concreti del nuovo ministro dell’Università

Il ministro Fabio Mussi ha evidenziato la volontà di confrontarsi in modo ampio con il mondo universitario per realizzare interventi condivisi.
Ma il nuovo Ministro dell’Università non si fermato alle dichiarazioni di principio e ai buoni propositi: i primi atti concreti, infatti, sono consistiti nel richiamare dalla Corte dei Conti, dove erano in attesa di valutazione, cinque decreti del ministro Moratti, riguardanti la determinazione delle nuove classi di laurea e di laurea magistrale, l’avvio ravvicinato della modifica del cosiddetto “3+2” (laurea di primo livello e successivo biennio specialistico) con l’instaurazione del percorso ad “Y”, che prevede un anno di base comune nel segmento di primo livello (nell’intervento in cui si dispone il “ritiro” dei decreti, si specifica che una volta registrate definitivamente le norme, l’attuazione delle stesse da parte degli Atenei potrà avvenire soltanto a partire dall’anno accademico 2007/2008), il varo dell’Università privata “Franco Ranieri” di Villa San Giovanni (RC), il decreto n. 216 del 10 aprile 2006 sulle linee di indirizzo della programmazione delle Università per il triennio 2007-2009, il decreto n. 217 dell’11 aprile 2006 (varato, quindi, subito dopo le elezioni perdute dalla coalizione di centro-destra) sull’individuazione dei parametri e dei criteri per il monitoraggio e la valutazione dei risultati dell’attuazione dei programmi delle Università.
Da più parti è stata espressa soddisfazione per questa che sembra una inversione di tendenza rispetto alle scelte del precedente Ministro e soprattutto rispetto alle modalità di attuazione delle stesse da parte della Moratti, spesso accusata di indisponibilità al dialogo.

Per quanto riguarda i sindacati, plaude la Flc-Cgil, che comunque ritiene “necessario riproporre all’attenzione del nuovo Ministro l’urgenza dell’assunzione di scelte strutturali non rinviabili, nonostante la difficile situazione dei conti pubblici”, necessarie “per il mantenimento di un credibile sistema pubblico di alta formazione”.

Andrea Toscano

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