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Buono Scuola alle paritarie, per Valditara i tempi sono maturi: anche per rispettare le regole delle scuole statali?

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara apre al Buono Scuola da mettere a disposizione delle famiglie per scegliere l’istituto scolastico, pubblico o paritario, dove iscrivere i propri figli. Il numero uno del Mim all’evento Agidae (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dell’Autorità Ecclesiastica) in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico 2024/2025 a Roma, nell’Istituto Villa Flaminia, in via del Vignola.

“C’è un elemento da affrontare a mio avviso – ha detto Valditara – e cioé come garantire alle famiglie meno abbienti di poter usufruire pienamente della libertà di scelta nell’educazione, secondo quanto prevede l’articolo 33 della Costituzione. È il famoso ‘Buono Scuola’ che la politica deve avere il coraggio di mettere all’ordine del giorno”.

Secondo il ministro dell’Istruzione e del Merito sono ormai maturi i tempi per il Buono scuola e altri strumenti incentivanti, a vantaggio delle scuole paritarie: “Se vogliamo una scuola pubblica a 360 gradi dobbiamo completare il percorso che in questi ultimi due anni ha visto grandi passi avanti. È il momento di completare l’opera”, ha concluso Valditara.

Negli ultimi anni sul Buono Scuola a vantaggio delle scuola paritarie si sono espressi favorevolmente diversi partiti, in testa Forza Italia, e anche Carlo Calenda, leader di Azione, ha preso posizione dando il suo assenso alla proposta.

Rimane da sciogliere, comunque, sempre il nodo dell’interpretazione del dettato costituzionale, in particolare dell’articolo 33 della Costituzione, secondo cui “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Il punto, quindi, è stabilire se le scuole paritarie siano o no pubbliche. Valditara non ha dubbi: “Le scuole paritarie sono pubbliche”, tanto è vero “che i fondi Pnrr e Pon verranno distribuiti anche alle paritarie”, ha sottolineato il Ministro.

Rimane da capire, allora, perché le scuole paritarie continuino a reclutare il personale scolastico con regole proprie: perché, ad esempio, non utilizzano le stesse graduatorie utili all’assunzione negli istituti scolastici statali?
Ma anche perché le scuole paritarie debbano avere la possibilità di allestire classi o sedi con numeri e percentuali diverse dalle “sorelle” statali.

Come dire: se la parità di trattamento implica gli stessi diritti, allora dovrebbe comportare medesimi doveri.

Alessandro Giuliani

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