A rileggere il nuovo discorso del premier sul tema delle scuole pubbliche e private, sugli insegnanti di sinistra e sui libri di testo, viene da chiedersi se i nostri massimi governanti conoscano bene le leggi dello Stato.
Vediamo perché.
Silvio Berlusconi dice infatti che “nelle scuole pubbliche” si può avere “la sfortuna di incontrare un insegnante di sinistra con libri di sinistra”. In tal caso, dice sempre il premier, la famiglia dovrebbe avere diritto ad un congruo buono scuola per poter far frequentare una scuola privata ai propri figli.
Ora, poiché la legge n. 62 del 2000 considera pubbliche sia le scuole statali sia quellie paritarie, la frase di Berlusconi, vorrebbe dire tre cose:
1) sia nelle scuole statali sia in quelle paritarie (e cioè anche in quelle cattoliche) le famiglie rischiano di incontrare insegnanti di sinistra;
2) per evitare di avere a che fare con insegnanti di sinistra ci si può rivolgere al sistema privato (ma questo rappresenta una quota del tutto minima del sistema di istruzione del Paese e ad esso afferiscono per lo più i cosiddetti “diplomifici” che propongono corsi di “recupero” del tipo “due anni in uno”);
3) la legge dovrebbe consentire l’erogazione del buono scuola anche alle famiglie che si rivolgono al sistema privato e cioè ai diplomifici.
Ma il premier voleva dire davvero questo?
Il dubbio è assolutamente legittimo.
E allora non resta che concludere che neppure il Presidente del Consiglio ha le idee molto chiare sui termini della questione e continua a confondere scuola privata con scuola paritaria e scuola pubblica con scuola statale.
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