In questi giorni una notizia ha destato l’attenzione del personale della scuola e non solo: in particolare, una dirigente scolastica di una scuola di Pordenone avrebbe diffuso una circolare in cui si vieta ai docenti di trattenersi scuola al di fuori del proprio orario di servizio.
La disposizione impone ai docenti di lasciare la scuola al termine dell’orario in assenza di motivazioni valide: chi vuole rientrare nel pomeriggio per correggere compiti o svolgere altre attività scolastiche, d’ora in poi dovrà chiedere l’autorizzazione con almeno due giorni di anticipo tramite e-mail alla dirigenza. I docenti con un’ora libera tra le lezioni potranno restare in sala insegnanti, mentre chi termina presto, anche alle 11 del mattino, è obbligato a uscire. Non sarà consentito neppure restare a scuola per correggere compiti o preparare lezioni. La dirigente ha giustificato la direttiva con motivi di sicurezza, temendo problemi assicurativi in caso di incidenti.
Ed è proprio ragionando su ciò che è successo in questo istituto che è possibile allargare la prospettiva e pensare alla mole di lavoro che ogni docente porta a termine ogni giorno, anche rimanendo a scuola oltre il proprio orario. Si parla spesso delle 18 ore settimanali di un insegnante italiano della secondaria di primo o secondo grado (22 + 2 e 25 ore, rispettivamente per primaria e infanzia), ma il loro lavoro non si esaurisce in quell’orario. Correzione dei compiti, preparazione e correzione delle lezioni, riunioni varie, colloqui settimanali con i genitori, progetti didattici, solo per fare qualche esempio, sono attività che occupano molte altre ore, tutte svolte al di fuori dell’orario obbligatorio ma non riconosciute formalmente.
Ma quante ore a settimana passano i docenti oltre l’orario di servizio per svolgere altre mansioni fuori dalla classe? Tutto questo è portatore di ansia e di tensioni da governare? Può portare, come sostengono alcuni sindacalisti, anche a determinare il burnout?
La Tecnica della Scuola chiede dunque ai docenti quante ore di lavoro svolgono al giorno extra-didattiche (oltre a quelle effettive) e quanto incidono le ore svolte fuori servizio, a scuola ma anche al di fuori dell’edificio scolastico, nell’aumento dello stress da lavoro.
All’interno del sondaggio, troverai le seguenti domande:
Qual è il tuo ruolo?
In quale luogo ti trovi attualmente?
Quante ore di lavoro al giorno svolgi in più fuori e dentro la scuola?
Quanto incidono le ore fuori servizio nella gestione dello stress da lavoro?
E’ all’interno del contratto integrativo di Istituto che si stabiliscono i criteri generali sul diritto del docente e del personale scolastico a staccare la spina con il lavoro: una volta terminato il regolare orario di servizio, scatta il diritto alla disconnessione nelle giornate, ancora di più nelle giorate festive.
È proprio il Ccnl scuola 2019-2021, al punto c8 del comma 4, lettera c), dell’art.30, a disporre il fatto che sono oggetto di contrattazione integrativa di Istituto: “i criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio, al fine di una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare (diritto alla disconnessione)”.
In buona sostanza a livello di contrattazione integrativa di Istituto, dovrà essere garantito il diritto alla disconnessione del personale scolastico al fine di favorire una maggiore conciliazione tra lavoro e vita familiare.
È implicito che non possano esistere obblighi da parte del docente e del personale scolastico di restare connessi ai dispositivi digitali per ricevere e leggere notifiche da parte del dirigente scolastico, dei suoi collaboratori, di qualsiasi altro docente e/o applicato di segreteria. Appare evidente che esistono orari della giornata e giornate come il sabato e la domenica, oltre che le giornate di festività, dove il diritto del lavoratore a non ricevere messaggi, telefonate, videochiamate, notifiche varie, debba essere garantito e tutelato.
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