Ieri, 15 febbraio, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è intervenuto al convegno Anp e di Laboratorio Apprendimento al Goethe-Institut di Roma. Al centro dell’incontro, di ambito internazionale, questioni che riguardano i docenti in Europa ed, in particolare, reclutamento, valutazione, carriera.
Valditara ha discusso di un tema che spesso non viene attenzionato a dovere dai media, dall’opinione pubblica e dalla società: lo stress causato dal lavoro che si svolge, che può sfociare nel cosiddetto “burnout“. Il capo del dicastero di Viale Trastevere ne ha parlato, ovviamente per quanto riguarda il mestiere degli insegnanti, come priorità.
“L’insegnante deve poter fare il suo lavoro. Non metto in dubbio il diritto degli studenti di trovare luoghi e momenti di discussione sui problemi dell’oggi: ciò purché non si impedisca al docente di svolgere il suo lavoro e agli studenti non interessati di continuare a seguire le lezioni”, ha esordito.
“Dobbiamo affrontare un tema che viene sempre più denunciato, quello del burnout del docente, offrendogli serenità, sicurezza, sostegno psicologico se necessario. Anche da questo punto di vista ciò deve essere carico dello Stato, non del docente”, ha detto Valditara, che intende difendere il corpo docente anche così, a pochi giorni dalla notizia della sua decisione di far difendere legalmente gli insegnanti aggrediti nelle scuole dall’Avvocatura dello Stato.
Ecco la motivazione di questo gesto: “Questo è stato fatto per stare dalla parte dei lavoratori della scuola e garantire loro rispetto”, ha detto il ministro prima di parlare di edilizia scolastica e dell’estetica delle scuole così come ha fatto qualche giorno fa: “Abbiamo trovato tanti soldi per la sicurezza e per la bellezza delle scuole. Queste non devono solo essere sicure ma anche belle, accoglienti, con suoni, colori, luci giuste. Se si entra in un bel luogo, in cui è piacevole entrare, si lavora meglio e si studia meglio. Ad esempio, l’Assessore provinciale di Milano aveva disposto che tutte le nuove scuole o quelle ristrutturate avessero un piccolo studio, una scrivania, un computer per ogni docente dove poter ricevere, studiare, o anche riposarsi”, ha concluso.
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