A poche ore dal giuramento del nuovo Governo giallo-rosso, con l’investitura anche del nuovo “inquilino” del dicastero di Viale Trastevere (il favorito è il docente filosofo Nicola Morra), arriva il commiato del ministro dell’Istruzione uscente Marco Bussetti.
Solo poche parole per salutare e ringraziare i dipendenti del Miur che hanno lavorato con lui: “Sono stati 15 mesi intensi. Ho avuto l’opportunità di rappresentare, nella più alta carica istituzionale, il mondo della scuola, da sempre la mia casa. Grazie!”.
Parole che confermano quello che avevamo detto di lui all’inizio del suo mandato: Marco Bussetti è un uomo di scuola, che conosce i problemi della scuola.
In poco più di un anno non poteva fare molto, probabilmente però qualcosa di più.
Su uno dei nodi più stretti del comparto, il precariato e il reclutamento transitorio, ad esempio, il rammarico è l’avere sprecato diversi mesi con la linea intransigente dei concorsi pubblici come canale unico.
Per poi ravvedersi, in primavera, quando, per come sono poi andate le vicende del Governo, era ormai troppo tardi. Con il decreto salva-precari naufragato assieme all’esecutivo M5S-Lega.
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