Solo una “leggerezza”, un fraintendimento, un caso inesistente. Ma per ora niente scuse. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti cerca di chiarire quella sua ferma richiesta al personale scolastico del Sud di impegnarsi in modo “forte”: lo fa, intervistato dal Corriere della Sera, spiegando che “mi stava addosso quella giornalista, insisteva, mi ha messo il microfono in bocca” e ammettendo che l’intervista “risentendola ho capito che sì, è vero, il tono era infastidito, ma più per la situazione che per quello che mi chiedeva”.
“Non ce l’ho coi meridionali”, sottolinea Bussetti. “È come la polemica sulla parità di genere: non la capisco, io non vedo uomini o donne, ma persone”.
Quindi, tiene a far sapere a tutti che in casa ha “i quadri di Sante Visco, di Vico Equense. Ho un capogabinetto calabrese, un capo segreteria e un capo dell’ufficio legislativo napoletani. Ora sto mangiando a Gallarate in una pizzeria gestita da napoletani. Ah! E poi le dico: qualche anno fa mi hanno insignito del premio di calabresità italiana”.
A Caivano e Afragola dice di avere “visto una scuola da Champions League. E questo risultato è stato raggiunto dalla comunità non grazie alle risorse economiche ma grazie all’impegno e al sacrificio della preside e di tutta la sua squadra”.
Poi ricorda di avere “portato a Napoli la Scuola Superiore del Mezzogiorno, la prima del centrosud. Dopo 50 anni di attesa sarà finalmente realtà. Ci abbiamo investito 50 milioni. È disprezzo questo?”.
Gli si ricorda che perà anche il M5S, compreso il viceministro e il suo sottosegretario la stanno smentendo: Bussetti risponde in modo indiretto, ricordando di avere “lavorato per aumentare il tempo pieno al Sud e messo in campo le risorse per avere 40.000 insegnanti di sostegno specializzati che servono soprattutto al Mezzogiorno”, il cui primo decreto di avvio dei corsi è stato pubblicato venerdì scorso. E sottolineando che c’è “pieno accordo sui dossier della scuola”.
Quando gli si ricorda che il 40% degli insegnanti del Nord viene proprio dal Sud, Bussetti dice che “facendo il provveditore a Milano, ho conosciuto centinaia di docenti del Sud. Hanno fatto sacrifici enormi per fare il lavoro più bello del mondo, quello di docente. Li rispetto e li ammiro”.
E allora, perché quelle parole? Volevo evitare, spiega il ministro, “che si parli sempre e solo di risorse. Ritengo che il problema della scuola, e in generale degli investimenti pubblici, sia più che un problema di risorse un tema di qualità della spesa. Lo sa che ci sono miliardi di euro di fondi europei che non vengono spesi? Oltre a quanto si spende vediamo come si spende. Ovunque. Al Nord come al Sud. E se vengono messi a sistema i frutti si vedono”.
Sarebbe bastato, quindi, non rivolgersi ai docenti delle regioni meridionali.
A rimarcarne l’inopportunità di quelle dichiarazione è stato anche il vicepremier Luigi Di Maio, che a caldo aveva parlato di un “fesseria” pronunciata da Bussetti.
Il giorno dopo, a margine dell’inaugurazione del Micaml il leader politico grillino conferma la reprimenda: “Si possono dire frasi infelici ma quando si dicono con quei toni, dicendo voi impegnatevi di più, secondo me dobbiamo fare tutti autocritica e dire ‘siamo noi al Governo’ e dire ‘siamo noi che dobbiamo impegnarci di più'”, sottolinea Di Maio.
Poi aggiunge: “Io credo che debba chiedere scusa perché conosco la realtà della scuola in tutta Italia, da Nord a Sud”.
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