Il ministro dell’Istruzione va fiero per l’accesso, per la prima volta, delle scuole paritarie ai fondi Pon e per essere riuscito a destinare agli istituti non statali ben 50 milioni di euro: abbiamo centrato “un grande risultato”, ha scritto Marco Bussetti, in un messaggio inviato al Campus formativo Agidae (Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica), conclusosi il 27 agosto a Firenze, a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento.
“Avevo promesso (anche se il M5S si era espresso in senso opposto ndr) un’accelerazione nell’erogazione dei contributi alle scuole ed è stato fatto. Abbiamo anticipato di due mesi il decreto di ripartizione dei fondi rispetto agli anni precedenti e abbiamo accelerato le procedure per far fronte al problema dei residui passivi, una delle principali criticità emerse”, ha scritto Bussetti.
“Purtroppo per improvvisi impegni istituzionali non posso essere presente alla sessione conclusiva, ma ci tengo a salutare Padre Franco Ciccimarra, tutti gli organizzatori e i partecipanti all’evento”, ha sottolineato Bussetti.
“Come Lega – ha continuato il ministro – abbiamo profuso tutte le nostre energie per superare la Buona Scuola di Renzi e riportare la scuola ai livelli che merita dopo anni di tagli, disattenzione e scarsa cura. Ho basato la mia azione di governo sull’ascolto e il dialogo con tutti gli attori che ne fanno parte. Un anno fa a Napoli al vostro Campus avevo fatto alcune promesse e sono felice di poter dire di averle mantenute.
Bussetti parla anche di occasione mancata: entro la fine del 2019 poteva arrivare la parità totale tra scuola pubblica e parificata. Ma la fine del Governo giallo-verde vanificherà questo obiettivo.
“Ho creato – ha scritto ancora il responsabile del Miur – un gruppo di lavoro per la parità scolastica composto dai rappresentanti dell’Amministrazione, delle principali Associazioni, degli studenti e dei genitori delle scuole paritarie. Il fine prefissato consisteva nel portare a compimento entro l’anno una storica riforma della legge 62/2000 sulla parità scolastica, nonché, come è stato ampiamente fatto, potenziare la qualità del sistema nazionale d’istruzione integrato e garantire una reale libertà di scelta educativa alle famiglie come previsto dalla Costituzione”.
“Sburocratizzando – ha ricordato Bussetti – abbiamo sbloccato risorse per più di 50 milioni di euro e abbiamo erogato 10 milioni indicati in Legge di Bilancio. Sempre ai fini di rendere più rapido l’accesso ai fondi era stata predisposta una norma che prevedeva la possibilità di utilizzare lo strumento della cessione del credito e la compensazione dei debiti fiscali con la pubblica amministrazione”.
Il primo inquilino del Miur ha anche tenuto a dire che tutto ciò “non sarebbe stato possibile senza la creazione di un’anagrafe scolastica all’altezza che è sempre mancata e che ora è invece attiva”.
L’elogio di Bussetti per le paritarie raggiunge l’apice nella parte finale del messaggio: “Le scuole paritarie svolgono un ruolo importante in questo processo poiché la loro presenza significa pluralismo scolastico che tende allo sviluppo dell’individuo e della relativa comunità di appartenenza”.
“La libertà- ha concluso il ministro – si declina nella Costituzione, sia come diritto a un insegnamento libero sia come libero diritto ad insegnare. È necessario insegnare ai ragazzi a pensare, far maturare in loro spirito critico e autonomia intellettuale”.
Solo pochi giorni fa, nel corso del Meeting di Rimini, era stata la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, a dire che è giunta l’ora di mettere sullo stesso piano la scuola pubblica con quella paritaria.
Secondo la Casellati occorre creare nuovi “percorsi” formativi, i quali “non possono prescindere dalla necessità di garantire la piena attuazione del diritto ad avere un’istruzione equa, efficace e significativa, di cui fa parte integrante la effettiva parità scolastica, in armonia con il dettato costituzionale. Perché non c’è vera libertà senza la libertà di educare”.
Una possibilità che però rimane molto osteggiata da gran parte di coloro che operano nella scuola pubblica, per via di un’interpretazione opposta della Costituzione, in particolare degli articoli 33 e 34.
A rispondere subito alla presidente del Senato, palesando questi dubbi, era stato Pino Turi, leader della Uil Scuola: “I Padri costituenti – aveva detto – lo capirono ed affidarono allo Stato il compito di garantirne la laicità a partire dall’educazione libera e plurale.
Sotto l’egida di un conflitto laici-cattolici si prepara la strada per il finanziamento delle scuole private, nascoste sotto la qualifica di parità”.
Secondo Turi, “difesa, giustizia, istruzione, ordine pubblico e istruzione sono funzioni dello Stato che svolge una funzione insostituibile. Il sistema delle convenzioni, in uno Stato che mostra tutti i suoi limiti nell’attività di regolamentazione del mercato, come potrebbe rispondere efficacemente su beni immateriali come quello dell’istruzione? Un salto nel buio che cercheremo di contrastare in ogni modo”.
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